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Umberto: noi all'opposizione Ma aspettiamo l'agenda

Leader della Lega nega il sostegnoa Monti ma si ammorbidisce: quando vedremo il programma avremo le idee più chiare

Lucia Esposito
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Il pressing del Quirinale e del Cavaliere non sortiscono l'effetto sperato, perché Umberto Bossi conferma il no all'esecutivo di Mario Monti. Però il leader leghista s'ammorbidisce, e fa la faccia del poliziotto buono controbilanciando le parole - ben più nette - che Roberto Maroni detta davanti alle telecamere di Sky. Ieri la delegazione padana che è salita al Colle ha ribadito che farà opposizione: «Sarà una ammucchiata, così è difficile cambiare qualcosa. Faremo opposizione, chi altri sennò?» ha spiegato Bossi, accompagnato al Quirinale dai due capigruppo Marco Reguzzoni e Federico Bricolo che hanno assicurato: «Faremo un'opposizione seria e responsabile». Sulla gente scesa in piazza per contestare Berlusconi, il capo lumbard ha tagliato corto: «È stata mandata dalla sinistra». Poi, ecco l'ammorbidimento: «Saremo vigili. Per ora diciamo di no» a Monti, «poi vediamo il programma». D'altronde - ha aggiunto Bossi - «il governo Berlusconi ha chiuso ma il futuro è lungo». Sull'alleanza con Silvio, anche in vista delle prossime amministrative, fa il vago: «Noi pensiamo alla Padania...». Più secco Maroni, che è stato intervistato da Sky. «Andare all'opposizione è un balsamo. Allontana tentazioni e inciuci». Anche perché, ha continuato il ministro uscente dell'Interno, «non vorrei che la scelta di un governo tecnico non solo non sia sufficiente a risolvere i problemi ma addirittura li complichi. Non vorrei che volessero fare operazioni di svendita delle nostre società: Eni, Finmeccanica, municpalizzate» ai colossi franco-tedeschi. Per Maroni «l'accordo Lega-Pdl penso che si stia per chiudere. Questo non vuol dire che non ci sarà prospettiva». Secondo Maroni, vuol dire che «continuare il rapporto su nuove basi è una prospettiva che va coltivata. Si apre una pagina bianca, si gira pagina, bisogna cominciare a scrivere il contenuto di un nuovo accordo». Di più: «A Roma il Pdl è in maggioranza e la Lega all'opposizione. Non possiamo fare finta che questo non sia avvenuto. Nelle amministrazioni locali manteniamo i patti, qualunque cosa succede a Roma. Ma quello che succede, però, non sara ininfluente. La base della Lega è stanca, vuole tornare alla Lega combattiva». Alla domanda se il movimento correrà in solitario alle prossime amministrative, Maroni ha replicato: «Non sarebbe un dramma né una novità». A Sky, il ministro non ha negato le tensioni interne del Carroccio. E ha detto che l'ipotesi di fare il capogruppo alla Camera al posto del rivale Reguzzoni «è una buona idea». A Palazzo Madama, Federico Bricolo potrebbe lasciare il testimone a Roberto Calderoli. «Devo tutto a Bossi. Io ho avuto tanto, non ho carriere da fare, non pretendo nulla. Sono a disposizione, contribuisco» ha giurato Maroni. Sul territorio, iniziano le grandi manovre soprattutto per preparare le amministrative dell'anno prossimo. Fari puntati su Verona, dove il maroniano Flavio Tosi è tentato salla corsa solitaria, accogliendo nella sua lista i delusi del Pdl. Negli ultimi giorni, alcuni dirigenti leghisti hanno ricordato un episodio accaduto nel 2009. Silvio Berlusconi era sullo stesso aereo con Giulio Tremonti e Bossi. E al leghista l'ormai ex capo del governo buttò lì l'idea, in prospettiva, di creare una sorta di federazione per mettere in piedi un «grande e unitario partito del Nord». All'epoca, il Cavaliere era particolarmente irritato per le tensioni che stavano affiorando tra i suoi colonnelli meridionali. Bossi prese nota, senza spendere parole. Alcuni padani, ancora prima del videomessaggio di ieri di Berlusconi, osservavano: «Silvio non molla. Adesso può succedere di tutto...». di Matteo Pandini

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