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L'errore di Napolitano: rallentare le consultazioni

Al via le consultazioni. Il Colle non vuole rinunciare a Mosca Moschini alla Difesa e Mirabelli alla giustizia

Giulio Bucchi
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L'errore di Giorgio Napolitano? Aver rallentato. Dopo aver spinto in maniera frenetica per le dimissioni di Silvio Berlusconi e la formazione di un governo tecnico guidato da Mario Monti il presidente della Repubblica è stato attaccato per la troppa fretta. E così, per mantenere fede alla nomea, corretta, di strenue difensore delle istituzioni, ha iniziato, quasi per ripicca, a frenare la formazione del nuovo esecutivo. Le consultazioni saranno più lunghe del previsto, e in questo scenario gli attacchi e la speculazione sono tornati all'attacco. E rallentando, anche le pretese della politica, che prima era stata messa quasi all'angolo, si fanno più stringenti: tornano i veti dei partiti, e gli stessi partiti riprendono peso specifico. In questo contesto si continua a lavorare alla formazione della squadra di governo, da giorni circolano voci sui papabili ministri. Molte ipotesi, ma tra queste c'è una certezza: ci sono dei nomi a cui il Presidente della Repubblica non è disposto a rinunciare: il generale Mosca Moschini alla Difesa dev'essere un punto fermo per il colle. Il consigliere militare del Presidente, ha 72 anni, una lunga esperienza e un incarico: ridurre al minimo le spese del ministero. Il secondo nome irrinunciabile per Napolitano è Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, alla giustizia. Le due carte su cui Mario Monti punta solo Emma Bonino (che perà non è un tecnico) e Enzo Moavero, il suo capo di gabinetto a Bruxelles, che lui vorrebbe al posto di Gianni Letta. Gli altri nomi che circolano sono di tecnici ma non troppo lontani dalla politica. Come Luisa Torchia, in lizza per la Pubblica amministrazione, che dal 2006 al 2008 è stata presidente del controllo strategico della presidenza del consiglio con Romano Prodi. O il professore di economia alla Cattolica Carlo Dell'Aringa, in lizza per per Welfare. O il bocconiano Carlo Secchi, candidato allo Sviluppo economico. Insomma, il rischio di avere un esecutivo “anti-berlusconiano” c'è, come ha sottolineato ieri il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Monti deve escludere dall'esecutivo chi ha fatto del proprio impegno pura militanza antigovernativa», ha detto l'ex guardasigilli. Per il resto, i nomi che circolano sono quelli fatti in questi giorni, con due novità: Francesco Giavazzi, che avrebbe dato la sua disponibilità a entrare nella squadra, e il preside della facoltà di economia alla Sapienza, Attilio Celant, uomo vicino a Ignazio Visco e Mario Draghi. Monti però si sta tenendo le mani libere.

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