Per tradire l'amica del cuore... alla donna bastano 32 minuti
Non fidarsi è meglio. Una donna su due non sa tenere un segreto: il gossip è un antistess che rende felici. Lo studio degli psicologi
Chiacchiere da salotto, sussurri indiscreti, rumors. Il pettegolezzo è un'arte antica che nella società francese del '700 divenne così potente da influenzare la politica. Non c'è un grande personaggio del passato che non abbia ricevuto la sua dose di maldicenze. Il pettegolezzo preferisce i potenti ma non risparmia nessuno: c'è chi ha costruito carriere e chi se l'è vista distruggere. Il gossip dà piacere, sia per chi lo mette in circolazione, sia per chi ne viene messo a conoscenza. È «una forza della natura» per lo scrittore Primo Levi. La sua potenza sta soprattutto nella sua efficacia: i sociologi hanno dimostrato che le leggende metropolitane (parenti stretti del pettegolezzo) si propagano seguendo schemi simili a quelli dei virus. Le voci diffuse “di bocca in bocca” sono la più antica forma di comunicazione. Anzi, «la Storia non è altro che gossip» diceva Oscar Wilde. Non c'è da stupirsi quindi se oggi l'ultimo studio sul tema ci svela che alle donne bastano 32 minuti di conversazione per tradire la fiducia di qualcuno. I ricercatori inglesi hanno dimostrato che il genere femminile non riesce a mantenere un segreto, viene sopraffatto dal desiderio di vuotare il sacco e in media può resistere non più di mezz'ora. I primi a ricevere l'informazione riservata sono le persone più vicine, il marito, la madre e le amiche. Lo studio condotto su 3000 donne rivela che una su dieci ammette di non essere capace a tenere un segreto, indipendentemente da quanto la notizia sia personale o confidenziale. L'85 per cento ha dichiarato che gradisce ascoltare pettegolezzi che riguardano gli altri. Quasi la metà delle intervistate ha spiegato che non può fare a meno di rivelare i propri segreti a qualcuno. Il bisogno di raccontarsi - gli psicologi si fanno pagare parcelle salatissime per ascoltare - può essere forte quanto il desiderio di raccontare qualcosa di piccante sugli altri. Parlare di se stessi e confidarsi non è una forma di debolezza, a volte può risultare addirittura una liberazione. Mentre solo il 13 per cento ha confidato di aver riportato pettegolezzi in modo che si diffondessero. Un tempo le indiscrezioni viaggiavano lentamente, oggi con i moderni mezzi di comunicazione, le nuove tecnologie, i vari facebook e twitter non c'è segreto che tenga. Tutti tendiamo a essere vittime del gossip. Che qualcuno preferisce definire voyeurismo comunicativo, proprio perché soddisfa curiosità e morbosità. Nel pettegolezzo c'è un piacere che pochi hanno il coraggio di confessare. Un piacere che ha tenuto epoche e Paesi sul filo. Da Leonardo Da Vinci «molestatore», alle «facili donne» degli Etruschi, ai «troppi amori» di Sissi, imperatrice d'Austria «depressa». E c'è anche un potere che ne deriva, sia per chi i rumors li mette in circolazione sia per chi ne viene a conoscenza. Ma quel chiacchiericcio tra amiche tanto amato dalle donne (pure dagli uomini, guai però a chiamarli pettegoli): si scopre essere un modo efficace per combattere lo stress ed essere felici. Lo conferma un'indagine dell'Università del Michigan effettuato su 160 studentesse divise in due gruppi. Ottanta ragazze sono state invitate a scambiarsi confidenze tra loro su argomenti proposti dai ricercatori, mentre l'altro gruppo ha dovuto correggere bozze di una rivista di botanica. Dopo venti minuti le ragazze impegnate nel gossip avevano un livello di progesterone uguale o più alto rispetto all'inizio del test, mentre le donne del gruppo impegnate in attività “serie” hanno fatto registrare un forte abbassamento dei livelli di questo ormone. Insomma, il pettegolezzo fa vivere meglio. Secondo alcuni studiosi accresce la creatività e la competitività. Ma attenzione: un conto è la chiacchiera, altro lo sputtanamento. di Daniela Mastromattei