Cav lascia, appoggia Monti "Ma poi non si ricandidi"
Berlusconi si è dimesso. Pdl, ok al governo tecnico: impegni precisi e tempi brevi. Da domenica al via le consultazioni di Napolitano
Silvio Berlusconi fa un passo indietro: il Cavaliere si dimette, l'ufficialità è arrivata alle 21.40, e la folla di sciacalli, a Roma, esulta. Da domani inizieranno le consultazioni del Presidente della Repubblica con le forze politiche per conferire il nuovo mandato. E alla fine è arrivato il via libera di Berlusconi al governo tecnico guidato da Mario Monti. Una via libera subordinato a una serie di condizioni. La notizia è stata riferita da una fonte di governo al termine del pranzo con il presidente del Consiglio e l'ex commissario europeo. La circostanza è stata sostanzialmente confermata in aula dal capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto, nel corso delle dichiarazioni di voto al ddl stabilità, approvato con 380 sì. Cicchitto ha anche aperto alla tassazione sui "grandi patrimoni", altro punto sul quale avrebbero trovato un accordo il Cavaliere e Monti. Il governo tecnico c'è, spiega il vicedirettore di Libero, Franco Bechis, nella sua diretta sms del voto alla Camera sul ddl Stabilità. Successivamente fonti ministeriali hanno riferito che Berlusconi, al termine dell'incontro, avrebbe chiesto alla Lega Nord di valutare insieme cosa fare per preservare l'alleanza. Inoltre Berlusconi avrebbe chiesto al Carroccio di pensare alla possibilità di appoggiare l'esecutivo appoggiato da Monti. "Impegni precisi e tempi brevi" - In serata si sono appreso nei dettagli come il Pdl e Berlusconi appoggeranno il governo Monti: la richiesta è quella di un programma ben preciso (29 punti) e tempi brevi. Secondo quanto riferito da fonti presenti all'Ufficio di presidenza del Pdl, berlusconi avrebbe spiegato ai vertici del parito che non è possibile, considerata la situazione economica e i mercati sotto attacco, non assumere la scelta di responsabilità. Quindi sì al governo Monti, ma soltanto per il tempo necessaria a restare in carica per approvare le misure contenute nella lettera presentata dal Governo italiano alla Ue e alla Bce. Inoltre, nonostante le barricate e i veti della sinistra, il Pdl chiede che il sottosegretario Gianni Letta sia vicepremier in un governo di soli tecnici (lo stesso Letta ha successivamente spiegato che però non farà parte della nuova squadra di governo). Inoltre, secondo quanto riferito da chi era presente all'Ufficio di presidenza, Berlusconi sottolineato come, nel caso in cui le sue condizioni non venissero rispettate, il Pdl sarebbe in grado di staccare la spina al governo Monti in ogni momento. Infine, come ultima condizione, il Pdl chiede che il futuro premier Monti e i suoi ministri non dovranno, una volta terminato l'incarico di Governo, candidarsi alle prossime elezioni politiche. Standing ovation per Silvio - A Montecitorio, appena entrato Berlusconi per il voto sul ddl stabilità, dai banchi della maggioranza si sono levati scroscianti applausi e il coro "Silvio, Silvio". I deputati del Pdl si sono alzati e hanno riservato una vera e propria standing ovation al premier, che ha preso posto tra i banchi del governo tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e quello delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, che ha poi ceduto il posto a Franco Frattini. E' così andato in scena l'ultimo atto del governo Berlusconi, ora dimissionario dopo l'approvazione della legge di stabilità. Le parole di Cicchitto hanno confermato quello che sarà il destino dell'Italia: un governo guidato dal tecnico Mario Monti. Il governo che sarà - Insieme al Pdl, che ha cautamente aperto a questa ipotesi a patto che vengano rispettate una serie di condizioni, al fianco del nascente esecutivo si sono schierati senza indugi l'Udc di Pierferdinando Casini e l'intero Terzo Polo, nonché il Partito Democratico di Pierluigi Bersani. Dopo gli iniziali tentennamenti pare essere stato convinto anche Antonio Di Pietro: dopo la rivolta della base è orientato ad appoggiare il governo Monti, seppur l'apertura non è incondizionata come quella dell'Udc e del Pd. All'opposizione resta, senza indugi, la Lega Nord: Roberto Maroni ha ribadito che l'unica maggioranza dovrebbe essere quella uscita dalle urne nel 2008, e che quindi non si metterà a disposizione dell'esecutivo Monti. Parole, quelle di Maroni, poi confermate dal leader del Carroccio, Umberto Bossi.