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Da partito dell'amore a odio: coltelli tra Frattini ed ex An

E' guerra tra il ministro degli Esteri e La Russa & Co. "Fascisti". E la loro replica: "Parla il comunista"

Lucia Esposito
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Da separati in casa a nemici giurati, senza nemmeno passare dalla casella “fratelli coltelli”, segno tangibile di quale sia la tensione all'interno del Pdl. A  dare il là a quella assomiglia tanto ad una faida fra ex esponenti di Forza Italia ed ex colonnelli di Alleanza nazionale è stato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, convinto che all'interno dei partito ci siano dei  «fascisti». Il titolare della Farnesina, pronto ad appoggiare il governo tecnico di Mario Monti, o chi per lui, avrebbe detto che «è bastato che crollasse tutto, che questi fascisti sono tornati fuori». Destinatari dell'invettiva di Frattini gli ex An, sostenitori della linea del voto, dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ai colleghi Altero Matteoli e Giorgia Meloni. Le frasi incriminate, ovviamente, sono state subito smentite dal titolare della Farnesina. «Non rientra nel mio stile quello di rivolgermi ad alcuno chiamandolo con epiteti che possano essere interpretati come offensivi», ha detto Frattini, «mi spiace che mi siano state attribuite frasi certamente travisate, non corrispondenti al mio pensiero e al mio usuale modo di esprimere pubblicamente la mia opinione». Ma il ministro della Difesa, nonostante la correzione di rotta del collega, ha reagito con particolare veemenza  all'accaduto, mentre gli altri hanno fatto finta di nulla. «Frattini chi? Non lo conosco, ha detto La Russa, rifacendosi alla celebre battuta di Enzo Siciliano nei confronti di Michele Santoro, «chi è un militante del Manifesto?». Vista la situazione il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è improvvisato pompiere e ha cercato di spegnere l'incendio, prima che le fiamme attaccassero l'intero Pdl. «Il ministro degli Esteri ha iniziato la sua carriera politica in Forza Italia dopo le dimissioni», ha spiegato il premier fra un appuntamento e l'altro, «caso unico nel recente passato, dal governo Dini che da tecnico si era trasformato in politico». «Alcune ricostruzioni contrastano con la verità e con la storia di un esponente del nostro partito», ha spiegato il Cavaliere, «a me sempre leale nella politica e nel governo». Sulla vicenda, con il chiaro obiettivo di alimentare la polemica, è intervenuto anche il webmagazine online  Il futurista, vicino a Gianfranco Fini, diretto da Filippo Rossi. «Per anni hanno raccontato, con orgoglio masochistico, la favoletta dello “sdoganamento”», si legge sul sito del quotidiano on-line, che la prende con gli ex colonnelli di An, «per anni si sono genuflessi al Caimano, ne sono stati i corifei e i cani da guardia, hanno svenduto quel poco che restava dei loro valori (dalla legalità all'unità nazionale), si sono spartiti le briciole di Berlusconi atteggiandosi a fini statisti e lungimiranti politici con la convinzione di incarnare una “destra moderna”. Ora sono lì, con la coda tra le gambe, senza prospettive, ridotti a interpretare il ruolo dei “fascisti” virato sui toni della caricatura». Una uscita, quella del Futurista, alla quale fa da controcanto il commento della deputata del Pdl Michaela Biancofiore. «Le squisite parole del Premier, circa la lealtà di Frattini a lui personalmente e al Pdl, pongono fine alle sterili polemiche di coloro che in questo momento invece che pensare al Paese e a salvaguardare il Pdl si esercitano nel più becero livore che mal cela un'invidia palese». Difficile dargli torto. di Enrico Paoli

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