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Ma Silvio Berlusconi passerà alla storia

Sono cento le ragioni per cui Silvio verrà ricordato, ma soprattutto per una: ha resistito alla deriva della magistratura sulla politica

Lucia Esposito
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Ora dicono che «se ne occuperanno gli storici», ma è proprio questo a terrorizzarmi: che gli storici, com'è già accaduto, possano farsi soffocare da un conformismo che per diradarsi ha bisogno di decenni. Dicono «la Storia», ma basta guardare a quanti poveracci ancora liquidino i governi Craxi come una fabbrica di debito pubblico e non (anche) come il principale motore della modernizzazione italiana dal Dopoguerra, ciò che ci strappò a un destino polacco e ci fece raggiungere il quinto posto tra i paesi industrializzati; basta guardare a quanti sprovveduti celebrino ancora Berlinguer che invece non ebbe ragione su niente: non sul mercato e le imprese, sulla scala mobile, sugli Usa da preferire ai sovietici, sui missili, sul liberalismo, su niente.  Ora: io credo che Berlusconi passerà alla Storia per cento ragioni buone e cattive, ma tra le cento voglio ficcarci anche questa: ha resistito. Si è opposto con successo, dal 1994, a una deriva della peggior magistratura sulla politica e sul vivere civile. L'ha fatto pro domo sua, ha fatto leggi per sé e per Mediaset,  ha riempito il Parlamento di scemi e di avvocati: ma anche di gente che era garantista da quando portava i calzoni corti, gente che ci credeva, che un pizzico ancora ci crede. È tutta gente che ha salutato da tempo, ma che tutto sommato, oggi, ancora lo pensa: ne è valsa la pena. Il bicchiere è mezzo pieno. Non è chiaro di che cosa, ma è mezzo pieno. di Filippo Facci

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