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Ecco il colpo di coda della casta: 150 milioni per la legge mancia

La furbata. Un emendamento che apre i cordoni della borsa dello Stato: rifinanziati gli amici degli amici

Andrea Tempestini
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Ma sì, se siamo alla fine -  di questo governo quasi sicuramente, della legislatura chissà, e quindi del mandato dei parlamentari e della loro pensione - che sia un gran bel finale. Di quelli con il botto. Perché in tempi di tagli annunciati e mai fatti, di stipendi sempre più ridotti all'osso, conti in rosso,  stangate e mani nelle tasche degli italiani, esser riusciti a far passare la cosiddetta «legge mancia» non è un scandalo, ma sorta di regola del contrappasso. Vuoi gridate e noi spendiamo. A proporre l'emendamento che apre i cordoni della borsa dello Stato è stato lo stesso  relatore della legge di stabilità finanziaria, il leghista Massimo Garavaglia. Il provvedimento, votato dalla commissione Bilancio del Senato, rifinanzia la tanto discussa «legge mancia» con 100 milioni di euro per il 2012 e  50 milioni per il 2013, ai quali vanno aggiunti i soldi avanzati alla precedente legge di stabilità, che stanziava 50 milioni per l'anno in corso. A sua volta questa norma riprendeva una disposizione della Finanziaria del 2003 che fu rifinanziata nei tre anni successivi. Insomma una sorta di matrioska che finisce nelle tasche degli amici degli amici. Non è caso, infatti, l'epiteto di questa legge è dovuto al meccanismo in base al quale i soldi stanziati verranno ripartiti. Sarà una risoluzione bipartisan delle commissioni Bilancio di Camera e Senato a indicare le opere a cui andranno i fondi («attività sportive, culturali e sociali» dice l'emendamento del relatore) e che in passato hanno riguardato molti piccoli interventi di qualche decina di migliaia di euro (associazioni, parrocchie, oratori, società sportive, ecc) specie nei piccoli comuni dei collegi di senatori e deputati.  Soldi che potevano, e dovevano, essere spesi in tutt'altro modo, viste le emergenze che stanno segnando varie zone del Paese. «A quanto pare finora nel ddl stabilità non c'è un euro per i danni dell'alluvione a Genova e in Liguria», dice la senatrice del Pd, Roberta Pinotti, eletta in Liguria, «non sappiamo se l'ultimo mini-emendamento omnibus del relatore preveda qualcosa, ma di certo a fronte di questa grave inadempienza appare ancora più incredibile lo scandaloso rifinanziamento con 150 milioni di euro della legge mancia, un chiaro atto da maggioranza e governo al capolinea». Opinione, quella della Pinotti, ampiamente condivisa dall'Italia dei Valori, mentre dalla maggioranza il silenzio imbarazzato dice più di mille parole. Accusare ora la Lega sarebbe soltanto l'ennesima freccia all'arco dell'opposizione. Certo non è che quella cifra che si abbattono i danni provocati dal maltempo Liguria e in Toscana. Ma, a volte, anche i gesti, le scelte della politica hanno un peso specifico superiore all'entità della cifra. La Lega, evidentemente, considera il finanziamento alla bocciofila del paesino amministrato dal sindaco amico, o il contributo all'associazione sportiva del proprio collegio elettorale, più importante del sostegno alle famiglie colpite dal maltempo. E se qualcuno, alla fine, se la prende con la Casta non ha tutti i torti, visto i tempi che corrono. di Enrico Paoli

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