Monti, due di picche al Colle: No al governo tecnico. Ma anche pezzi di Pdl lo vogliono
Napolitano il pressing sull'economista. Lui tentenna ma una parte del Pdl sarebbe disposta a sostenerlo
L'idea del governo tecnico guidato da Mario Monti è già bruciata (ma forse non del tutto). E ad appiccare il fuoco e a mandarla in fumo sarebbe stato il diretto interessato che - secondo indiscrezioni raccolte da Dagospia - avrebbe comunicato a Giorgio Napolitano la sua indisponibilità. La ragione è presto detta: senza una maggioranza allargata a 500 voti tra Camera e Senato, un governo di salvezza nazionale non potrebbe né nascere né resistere. Fallito dunque il piano a, al presidente della Repubblica non rimane che sfoderare la soluzione prediletta, ovvero il governo dell'inciucio, o come lo chiama Libero il governo paternacchio. Si tratterbebbe, sempre secondo le indiscrezioni raccolte da Dagospia, di un esecutivo tecnico guidato da Giuliano Amato con un 'rientrante' Mario Monti all'Economia, Gianni Letta al Viminale e Angelino Alfano di nuovo alla giustizia. Si tratterebbe, in sostanza, di un classico rimpastone politico finalizzato a ottenere una maggioranza raffazonata, che vivrebbe in difficoltà e nell'impossibilità di varare i provvedimenti urgenti e necessari per salvare il Paese. Ma a rendere sempre più complessi scenari mutevoli e in costante evoluzione, filtra un'altra indiscrezione che sarebbe in grado di sparigliare le carte in tavola. Si tratta di voci di Palazzo, soffiate che trovano legittimazione nella funesta giornata che stanno vivendo i nostri mercati e i titoli di Stato del Belpaese. Dopo mesi di ostracismo, anche fette del Pdl - nonché lo stesso Silvio Berlusconi starebbero prendendo in considerazione l'ipotesi Monti, magari nella versione 'depotenziata' che lo vedrebbe titolare del dicastero di via XX Settembre. L'urgenza è massima, e giocarsi la carta del preside dell'Univeristà Bocconi potrebbe calmare le violente speculazioni che travolgono i mercati.