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Scajola e le manovre nel Pdl Così hanno tradito Silvio

I forndisti progettano una nuova lettera e raccolgono deputati. Lupi e Pisanu: Governo tecnico. Bossi: Bello stare all'opposizione

Giulio Bucchi
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I frondisti tornano alla carica. E il partito anti-urna all'interno del Pdl si è allargato anche a Formigoni, Pisanu e Lupi. I firmatari della lettera dell'Hotel Haessler che ha 'sfiduciato' Berlusconi, intanto, stanno già preparando un nuovo documento per poi far partire la raccolta firme. Obiettivo: no alle urne. "Per salvare il Paese occorre dire subito no alle elezioni anticipate", è la premessa dei promotori dell'iniziativa. "Stiamo ragionando ad un documento - dice Giustina Destro, deputata del Pdl che martedì non ha votato il rendiconto -, non possiamo restare a guardare. Il maxiemendamento non solo lo dobbiamo approvare, ma anche mettere in atto e per farlo occorre un esecutivo di larghe intese". Niente ipotesi urne anticipate, dunque. All'appello avrebbero aderito anche il governatore lombardo Roberto Formigoni e Claudio Scajola, che nel pomeriggio ha sondato gli umori dei parlamentari, da destra a sinistra, con un quesito secco: "Preferisci andare al voto o avere un nuovo governo?". Un modo per capire gli umori dell'Aula e controbattere al "mercato delle vacche" in atto tra i deputati azzurri. Guarda il video su LiberoTv: "Come finirà tra Silvio e Alfano" Spalle coperte - Scajola è uomo scaltro e vecchia volpe dei Palazzi. Logico pensare che se aderisce ad un documento così "compromettente" è perché si sente le spalle al coperto. Secondo fonti parlamentari del Pdl sarebbero almeno 50 i deputati del centrodestra pronti al momento a dire no all'ipotesi di Berlusconi, cioè il voto subito dopo le dimissioni. A non volere le urne qualche futurista deluso guidato da Urso, gli ex Responsabili, Sardelli e Milo e l'area che fa capo a Miccichè. Anche nel governo ci sarebbero molti ministri d'accordo coi malpancisti. In particolar modo, quelli vicini al sottosegretario Gianni Letta, già in predicato per subentrare al Cavaliere a Palazzo Chigi in caso di un nuovo governo non tecnico ma politico, ma di larghe intese. L'apertura di Pisanu e Lupi  - Ma il partito anti-urna interno al Pdl, nel corso della giornata, si è andato allargato. Anche Beppe Pisanu, con un intervento durissimo, si è detto contrario alle elezioni anticipate. "Sono contrario, anzi contrarissimo", ha detto per poi aggiungere che "serve un nuovo governo. Se ci sono elezioni anticipate - ha aggiunto conversando con alcuni senatori - esco dal gruppo, dal Pdl, da tutto". Poi, estraendo un foglietto sul quale era riportato l'andamento dei mercati italiani nelle ultime settimane, ha sottolineto: "Questi sono numeri da default". Successivamente anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, deputato Pdl, non ha escluso la formazioni di un governo di emergenza nazionale "ampiamente condiviso". Conversando con i giornalisti a Montecitorio, Lupi ha espresso la sua posizione: "Se la legge di stabilità venisse approvata entro il fine settimana, già lunedì possono cominciare le consultazioni, e a quel punto ci sono due strade, o le elezioni o un governo ampiamente condiviso che però non può essere fatto da transfughi". La chiusura della Lega - Al fianco di Silvio Berlusconi, da subito e da sempre contrario all'ipotesi del voto anticipato, resta la Lega Nord. Prima il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, ha assicurato che il Carroccio "è assolutamente indisponibile a qualsiasi forma di governo tecnico". Poi il ministro Roberto Calderoli ha ribadito che "la Lega non sosterrà mai, ribadisco mai, un governo tecnico di unità nazionale, di tregua, di maggioranze allargate o come diavolo lo si voglia chiamare che altro non sono che pastrocchi di Palazzo. Il popolo - ha aggiunto il ministro per la Semplificazione - con il voto ha scelto questo governo e se questo governo cade la parola deve tornare al popolo il prima possibile". Ma che il clima stia cambiando è certificato dalle parole serafiche di Umberto Bossi: "E' bello andare all'opposizione"...

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