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Calciopoli, condannato Moggi: ignorato un mare di prove

La sentenza ha sbalordito tutti. Amici o nemici dell'ex dg, tutti devono riflettere su quanto è accaduto nel tribunale di Napoli

Andrea Tempestini
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Ci sono sentenze che sorprendono e altre che non sorprendono. Quella partorita dopo un lustro di chiacchiere e colpi di scena nell'aula 216 del tribunale di Napoli ha sbalordito tutti quanti: non colpevolisti, colpevolisti, menefreghisti, informatissimi. Si può essere amici di Moggi o acerrimi nemici, si può tifare la Juve, l'Inter, l'Oratorio Mariuccia, si puo amare il calcio o detestarlo, ma quel che è accaduto ieri deve far riflettere tutti quanti. Il processo Calciopoli è un suffle che s'è sgonfiato sul più bello. Appena messo in forno eravamo tutti convinti: Moggi è colpevole, gli altri imputati forse. Poi il suffle ha preso forma e le cose son cambiate di molto: la difesa di big Luciano ha prodotto prove, testimonianze, ha smontato accuse, ha dimostrato in maniera insindacabile che il calcio pre-2006 era un mare di fango e porcherie dove tutti (ma proprio tutti) si muovevano nel sottobosco secondo la legge del «io faccio così, perché lui fa cosà. Se io non mi cautelo, quello là me la mette in quel posto e buonanotte». Abbiamo ascoltato intercettazioni di ogni genere e anche i commentatori più intransigenti alla fine si son convinti: «Ma quale Cupola, al massimo Moggi era quello cui piaceva far credere di contare più degli altri». La sentenza di ieri dice una cosa più di altre: sforzarsi di dimostrare la propria innocenza a volte non basta. Succede quando l'opinione pubblica vive di un imprinting vecchio cinque anni. Nel 2006 per tutti Moggi era un Padrino, chissenefrega se il suo lavoro e quello dei suoi avvocati ha stravolto le carte. C'è di che preoccuparsi, soprattutto quando ti accorgi che, calcio o “vita”, certe consuetudini non cambiano. Ieri la Juve ha prodotto un comunicato per scaricare Moggi in tre minuti netti. Probabilmente era già pronto. In ambito giornalistico li chiamano “coccodrilli”. Servono per dire addio a qualcuno che ha lasciato il segno. Moggi ha fatto diventare la Juve il club n° 1 al mondo, la Juve ricambia con una badilata sulla schiena. Mah. di Fabrizio Biasin (vai al blog)  Vai al blog di Luciano Moggi Guarda il video su LiberoTv: Calciopoli, Luciano Moggi condannato

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