Casini va a caccia di voti Comincia da quelli dei gay
Prova generale di larghe intese in Sivilia: grazie ai centristi passa la mozione per aprire il registro dei matrimoni omo
Larghe intese: l'Udc fa una sorta di prova generale a Palermo. Intesa con il Pd e le opposizioni palermitane, ma anche intesa su una questione molto delicata. Infatti i centristi del Consiglio comunale hanno sostenuto la mozione per l'istituzione del registro delle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso. E ora si preparano al dopo-Cavaliere e insistono: governo di grande coalizione. Tornando da Roma a Palermo, il documento è passato con 19 voti favorevoli e tre contrari e fa riferimento al disegno di legge regionale presentato all'Assemblea regionale siciliana dal deputato regionale del Pd Pino Apprendi, ma che è stato sottoscritto anche dal capogruppo dell'Udc, Giulia Adamo, e dal capogruppo del Mpa, Francesco Musotto. La Adamo non ha mai nascosto il suo favore verso questo ddl, tanto che coordinatore regionale dell'Udc nell'isola, Gianpiero D'Alia, a suo tempo ha dichiarato che la capogruppo esprimeva una posizione «personale». Ma a Palermo le cose sono andate più o meno nella stessa direzione. Certo, all'interno della maggioranza al comune di Palermo ci sono state diverse defezioni, a partire da quella del capogruppo del Pdl Giulio Tantillo, sin dall'inizio contrario all'adozione del provvedimento. Commenta Rosario Filoramo del Pd: «Ritengo infatti determinante il ruolo di quei consiglieri che per credo religioso si sono astenuti sulla mozione ma hanno consentito con la loro presenza il mantenimento del numero legale». I centristi tranfughi e confluiti nei Popolari di Italia domani, invece, hanno votato contro la mozione. Doriana Ribaudo, capogruppo del Pid al Consiglio comunale di Palermo spiega che due sono stati i motivi per dire no: «Perché la mozione, seppur in alcune parti condivisibile, non corrispondeva al nostro modello di società; perchè gli enti locali non hanno nessuna competenza sulla regolamentazione delle unioni di fatto, così come le Regioni». Questo voto - nel giorno più delicato della politica nazionale - non è passato inosservato, soprattutto Oltretevere. Ci si chiede se la prospettata alleanza con i democratici (e poco ben vista tra le gerarchie) porterà frutti simili anche su scala nazionale, in pratica il timore di sempre: come si comporterà l'Udc dinanzi a provvedimenti e leggi contro i valori non negoziabili, contro la famiglia tradizionalmente intesa? Coincidenza vuole che fra due giorni, l'11 novembre, si aprirà a Roma un convegno organizzato dalla Società Internazionale Tommaso d'Aquino – SITA, presso la Pontificia Università di San Tommaso “Angelicum” dedicato proprio al matrimonio «nella prospettiva della sua identità naturale e sacramentale, così come viene affrontato da san Tommaso, tenendo conto di quanto tale riflessione possa ancora recare luce alle questioni contemporanee sulla famiglia», si legge nella presentazione del convegno. Presente il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione dell'Educazione Cattolica. Sul fronte caldissimo a Roma, intanto, il leader centrista Pier Ferdinando Casini ribadisce la linea udc: «Da domani deve terminare questo insano braccio di ferro e dobbiamo cercare di salvare l'Italia, tutti insieme, se ne saremo capaci», dichiara Casini parlando in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto sul rendiconto generale dello Stato 2010. E così nessuna partecipazione al voto, permettendo però l'approvazione del provvedimento. Poi, alla luce di quanto emerge dall'incontro tra il capo dello Stato e il premier, Casini commenta: «La legge di stabilità può essere approvata rapidamente e sono convinto che il presidente Berlusconi abbia la consapevolezza che la situazione economica e finanziaria dell'Italia non ci consente una lunga ed estenuante campagna elettorale». Del resto, proprio il faccia a faccia al Quirinale dimostra che una «via d'uscita esiste dalla terribile crisi in cui versa l'Italia è possibile». Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, spiega in dettaglio la strategia e il giudizio dei centristi su quel che avverrà nei prossimi giorni, anzi nelle prossime ore: «L'unica soluzione è un governo di grande coalizione perché è quello che richiede la gravità della crisi: in Italia c'è una maggioranza riformista da Gianni Letta a Enrico Letta; quindi Pd, Pdl e Terzo polo. Sul programma del governo di coalizione non si tratta: è quello della lettera della Banca Centrale Europea», insiste Buttiglione, altrimenti «si va al voto, anche se le elezioni non sono un bene per il paese. Noi non le temiamo, ma non ci permetterebbero di avere subito le misure necessarie che servono. Per il Pdl saranno un bagno di sangue. Di Pietro e la Lega Nord hanno già detto che non lo accettano quindi non ci stanno». Quando i centristi saranno chiamati al Colle per le consultazioni «al presidente proporremo tre nomi. Tra questi non ci sarà quello di Alfano, perché ha avuto una grande occasione che non ha sfruttato al meglio». di Caterina Maniaci vai al blog