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Cav a Libero: Io non lascio Supereremo voto di fiducia

Il premier: "Passo indietro? Voci senza fondamento. Fiducia per vedere in faccia chi vota contro". In serata: "Un ribaltone è anti-democratico"

Giulio Bucchi
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Silvio Berlusconi non si dimette. Al telefono con Libero, il premier spiazza chi lo dava per dimissionario e rivela: "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi". "Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento", ha detto il premier. Affermazione confermata dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. La prova della Camera - Poche parole, che chiariscono però lo stato d'animo del presidente del Consiglio. Il pressing dei colonnelli Pdl, l'abbandono di un fedelissimo al giorno (domenica è toccato a Gabriella Carlucci), i dubbi sui numeri parlamentari non lo hanno ancora fiaccato. Nel weekend avrebbe chiamato uno ad uno i fuggitivi, ricordandogli che non c'è una vera alternativa. Ha cercato di calmare i malumori dei malpancisti. Il messaggio a compagni di maggioranza e all'opposizione è chiaro: il Cav non ha nessuna intenzione di mollare e se accadrà sarà sul campo, cioè alla Camera, una volta preso atto dell'impossibilità di procedere. Il primo, già decisivo banco di prova è quello di martedì per il voto sul rendiconto finanziario. La sinistra pensa a una mozione di sfiducia, ma prima vuole capire che margini di successo ci sarebbero. Pena l'ennesimo autogol. "Non siamo attaccati alla cadrega" - In serata, in un collegamento telefonico a un incontro politico a Monza dove, tra gli altri, era presente il ministro Paolo Romani, Berlusconi ha confermato quanto detto in precedenza a Libero. "Non siamo attaccati alla cadrega (sedia in dialetto milanese, ndr) e sono convinto che domani avremo la maggioranza, per fare le riforme che anche l'Europa ci chiede e che servono a rilanciare l'economia. Andiamo avanti - ha proseguito il Cavaliere - e vediamo di superare lo scoglio del voto di fiducia nei prossimi giorni. Se gli schemi parlamentari portassere a un ribaltone nel quale la sinistra va al governo - ha puntualizzato - non saremmo in democrazia". Quindi il Cav ha ribadtio che "non faremo mai un governo di larghe intese". Infine Berlusconi ha punzecchiato Giulio Tremonti: "Serve una maggioranza capace di fare le riforme costituzionali", perché "la prima riforma costituzionale necessaria è quella che dia al premier gli stessi poteri dei suoi colleghi europei, a cominciare dalla possibilità di imporre una linea al ministro dell'Economia, altrimenti non è un premier".

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