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Monti, Gianni, Schifani: cosa cambia a Palazzo

Cinque scenari per la crisi: Berlusconi tiene duro. In caso di sfiducia: urne, larghe intese, governo tecnico o Letta-Schifani a Palazzo Chigi

Giulio Bucchi
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Cinque strade, ognuna con incognite differenti. Silvio Berlusconi e la maggioranza si guardano intorno e fanno due conti: martedì il rendiconto con possibile fiducia annessa, poi - se va - ogni giorno rischia di esserci un'imboscata. L'idea è quella di mantenere il pallino in mano, senza lasciare che la decisione passi al Colle, il grande terrore del Cavaliere perché aprirerebbe scenari da governissimo. Secondo il Corriere della Sera sono cinque le possibilità che stanno prendendo in considerazione tutti, tra Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama... e Quirinale. Governo Berlusconi - Andare avanti, nonostante lo sgretolamento. Risalire da quota 313-314 ad un margine di sicurezza alla Camera. Riattirando alcuni scontenti del Terzo Polo e in particolare stringendo un patto con Casini. Naturalmente è l'ipotesi preferita da Berlusconi, nonché la più improbabile. Ritorno alle urne - La strada che tutti stanno prendendo in considerazione come la più percorribile è quella del ritorno alle urne. Ma quando? A gennaio è complicato, perché non ci sarebbe il tempo tecnico (si dovrebbe comunque procedere con le consultazioni di rito), meglio in primavera con una parte del Pd già d'accordo. Così come il Terzo Polo: si voterebbe con il Porcellum, sistema elettorale assai gradito. Governo tecnico con Monti - Lo scenario a parole preferito da molti è una sfiducia a Berlusconi e la formazione di un esecutivo tecnico, con l'economista Mario Monti a Palazzo Chigi. Piace all'opposizione, piace al presidente Napolitano. L'obiettivo, più che mettere toppe alla crisi, sarebbe la scrittura di una nuova legge elettorale. Governo di transizione Letta/Schifani - Se dev'essere sfiducia, con annesso governo di transizione, allora Berlusconi voterebbe per due suoi fedelissimi, Gianni Letta o Renato Schifani, come presidenti del consiglio. Dietro all'operazione, la regia rimarrebbe saldamente nelle mani di Berlusconi che potrebbe così lavorare anche a scenari da campagna elettorale: puntare tutto su Alfano e, perché no, ritagliarsi un ruolo da presidente e padre nobile del Pdl che sarà. Governo di unità nazionale - Difficile ma non impossibile, perché piace e tanto a Napolitano. Era una ipotesi valida ad inizio estate, quando si parlava di una rottura tra Pdl e Lega. Ora il problema non è più il Carroccio, ma lo sgretolamento dello stesso Pdl. Difficile immaginare un uomo in grado di tenere unito lo spettro politico coinvolto, dal Pd al Pdl (senza Lega e Idv): Pier Ferdinando Casini può essere quello giusto.

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