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Mussolini scrive alla Petacci: Siamo nell'abisso ma ti amo

Pubblicate in edizione completa le lettere di Benito alla sua amante che nemmeno Renzo De Felice potè consultare

Costanza Signorelli
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Un uomo provato, sofferente, smagrito. Confinato nella Repubblica di Salò mentre il nemico avanza. Un uomo che a fine giornata vuole soltanto sfogarsi con la donna che ama ancora, anche se lei lo tormenta con gelosie infinite e assurde, lo assilla con pretese irrealizzabili. Questo è il Benito Mussolini che emerge dall'epistolario con Clara Petacci, che Libero pubblica in anteprima. Si tratta di  materiale eccezionale, raccolto per la prima volta in volume da Mondadori, che lo manderà in libreria il 15 novembre col titolo  A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945. Lo scambio epistolare copre i seicento giorni della Rsi e finora è rimasto conservato nell'Archivio centrale dello Stato, a partire dal 1950 quando fu ritrovato e acquisito il fondo Petacci. Si tratta dunque della prima edizione critica, che riporta integralmente tutti i documenti che vanno dall'ottobre 1943 all'aprile del 1945.  Carte sicuramente autentiche, che Luisa Montevecchi ha trascritto e curato. Firmano i saggi introduttivi storici di altissimo livello, come Agostino Attanasio, Elena Aga-Rossi e Giuseppe Parlato, quest'ultimo ben noto ai lettori del nostro giornale, di cui è apprezzato collaboratore. Di alcune missive il contenuto non era ignoto, alcuni studiosi hanno potuto analizzarlo, come per esempio Pasquale Chessa, il quale ne ha tratto il libro L'ultima lettera di Benito (uscito lo scorso anno per Mondadori e realizzato assieme a Barbara Raggi). Il volume che presentiamo, tuttavia, offre ai lettori il materiale nella sua interezza, così come Mussolini lo ha scritto. Secondo il duce, per altro, queste pagine avrebbero dovuto essere distrutte. Egli quasi in ogni lettera raccomanda all'amante di stracciare i fogli, di eliminarli affinché non capitino nelle mani sbagliate (come accaduto una volta, con la circolazione di fotografie dei fogli). Claretta però non obbedisce. Convinta che il suo Ben avrebbe fatto sparire ogni traccia, conserva scrupolosamente le carte che dunque sono arrivate fino a noi. Fino al 2009, nessuno storico ha potuto esaminarle. Nemmeno Renzo De Felice riuscì nell'impresa, benché ne avesse fatto richiesta. Di fronte alle numerose domande degli studiosi, poi, è stato deciso di affidare all'Archivio dello Stato medesimo la curatela, in modo che fossero evitate operazioni scandalistiche. Dopo tutto, il contenuto delle lettere è privato. Raramente Mussolini parla di politica. Più di frequente espone il suo stato d'animo, si mostra ferito nell'orgoglio, prostrato. In altre occasioni si infuria con l'amica perché lei non gli obbedisce e lo costringe ad «urlare al telefono», cosa parecchio imbarazzante visto che le conversazioni erano intercettate.  Nonostante le arrabbiature, il duce continua a scrivere, a farsi sostenere dalla sua Clara. La rassicura, le dice a più ripetizioni che i suoi sentimenti sono gli stessi degli anni radiosi, dei momenti felici che rimpiange. Il 28 ottobre del 1943, per esempio, le scrive: «Mia cara, colla tua insuperabile sensibilità amorosa, tu hai creduto di avvertire in questi ultimi giorni, una specie di allontanamento mio, da te, che penso e amo come sempre». In altre occasioni, sembra cedere allo sconforto. Il 20 novembre 1943, per esempio: «Come vedi l'atmosfera che mi circonda è torbida. Ed io sento nell'aria qualche cosa di grave che si prepara. La mia giornata è sempre più dura e arida. Vivo solo, non parlo con nessuno. Mi sento circondato. Non mi si vuole dare la possibilità di muovermi. Quando mi muovo, l'apparato italo-germanico di protezione è imponente. (...) Quando potrò rivederti? Chi lo sa. Oggi la mia volontà è incatenata. Bisogna avere molta pazienza. Siamo in fondo all'abisso. Ciò che è accaduto dal 25 luglio all'8 sett. è semplicemente mostruoso». Mentre tutt'attorno regna il caos e la sconfitta incombe, Clara si preoccupa ancora che il suo amato non frequenti altre femmine, e lo bacchetta in continuazione, minaccia di lasciarlo. Benito patisce ma sopporta. In fondo sa che il suo destino coincide con quello della Petacci. Finiranno assieme, e non sarà una fine radiosa. (1. Continua) di Francesco Borgonovo

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