Indiscreti Bechis e i retroscena di Michele Tutto quello che non avete visto in diretta
Boom di ascolti: 2,5 milioni di telespettatori. Il vicedirettore di Libero, ospite in trasmissione, racconta il "vero" Servizio Pubblico
Bisogna dirlo: è stato un successo. Nessuno l'aveva previsto, nemmeno chi era in studio. Ma quasi 3 milioni di telespettatori su piattaforme televisive miste e non convenzionali sono quasi il doppio di quelli che perfino Michele Santoro vaticinava alla vigilia del suo ritorno in tv. I dati reali hanno impressionato anche gli addetti ai lavori, non ultimi i direttori delle reti tv tradizionali. Servizio pubblico ha occupato giovedì sera l'intera prima e seconda serata raggiungendo uno share medio dell'11% che non tiene conto di chi ha visto la trasmissione attraverso il web sui siti internet del Corriere della Sera, di Repubblica, del Fatto quotidiano e dello stesso Servizio pubblico. In termini assoluti su Sky Tg24 l'ascolto medio è stato di 640 mila utenti (2,5% di share contro il tradizionale 0,1%). E sulle tv terrestri che hanno mandato in onda il programma la media è stata di 2,1 milioni di ascoltatori pari a uno share dell'8,50% (per intenderci in un giorno normale tutte le terrestri locali, assai più di quelle che hanno trasmesso Santoro, raggiungono uno share a quell'ora fra il 6,3 e il 6,8%). Servizio pubblico ha rosicchiato quattro punti di share al programma più simile, quel Piazza pulita condotto su La7 dall'allievo Corrado Formigli e un punticino anche a Blog-La versione di Banfi che andava in onda su Rete4. Il confronto - La vera novità per gli addetti ai lavori viene però da un altro confronto, quello con l'ultimo giovedì simile per programmazione, il 20 ottobre. Una serata in cui veniva trasmessa in contemporanea su Italia Uno, come il 4 novembre, una partita di Europa League: ebbene fra un giovedì e l'altro la platea televisiva è aumentata di 1,6 milioni dei spettatori. È probabile che gran parte di questi non veda in genere la tv e l'abbia accesa solo perché c'era Santoro. Di loro si sa anche qualcosa: percentuale di laureati decisamente superiore alla media tradizionale della tv; prevalente dislocazione geografica nel centro Italia, più uomini che donne. Quel pubblico extra e gli internauti sono forse la chiave migliore per capire cosa è accaduto, ed è un fenomeno più politico che televisivo in senso stretto. Negli anni Santoro più che una platea televisiva è riuscito davvero a costruirsi un movimento che è quasi un partito politico, nemmeno così dissimile da quelli tradizionali. Certo, quello andato in onda giovedì sera non è stata un'assise congressuale, perché anche lo spettacolo vuole la sua parte. Eppure qualche aspetto la ricordava. L'ho vissuta dall'interno come ospite della trasmissione e l'ho raccontata in diretta via sms con il mio Ipad ai lettori di Libero (in un caso anche distraendomi dalla discussione, subito pizzicato da Santoro che non si perde un particolare di quel che avviene in studio). L'andamento lento della trasmissione era più da tesi congressuale che da spettacolo tv. Tolte le briglie dagli obblighi Rai, il pubblico era assai più numeroso del passato, ma chiaramente di militanti, pronti a ridere, battere le mani (non a fischiare perché vittime predestinate questa volta non c'erano), mormorare come e quando volevano. Solo gli applausi dopo le pause pubblicitarie per il ritorno in diretta erano comandate dalla regia come avviene negli studi tv tradizionali. La trasmissione era stata pensata intorno a due ospiti chiamati lì per un progetto politico-televisivo: Luigi De Magistris e Diego Della Valle, nella parte degli indignados di turno. Ma per il partito Santoro uno dei due, De Magistris, è una sorta di icona da tempo. L'altro, Della Valle, un intruso dell'ultima ora. Si è visto in trasmissione e nello stesso atteggiamento di Santoro, assai più protettivo nei confronti di De Magistris che del signor Tod's. A me è capitato di fare una domanda cattivella al sindaco di Napoli, che non aveva trovato nessun professionista da nominare alla guida del mercato ortofrutticolo migliore di un suo compagno di partito (Lorenzo Diana), già senatore Pd di Casal di Principe prima che i casalesi che lo avevano votato in massa gli preferissero Nicola Cosentino. La domanda l'ho fatta, De Magistris ha risposto come fanno tutti i politici, e cioè parlando d'altro, e Santoro ha congelato ogni replica per alleggerire la polemica nel corso della trasmissione. La difesa dell'icona - Stesso filtro usato quando la domanda pungente a De Magistris l'ha fatta Luisella Costamagna: si è passati rapidamente ad altro argomento per non scalfire l'icona del movimento. Tutt'altro trattamento per Della Valle, che ha potuto intervenire poco e poi è stato lasciato da Santoro in balìa di una precaria che lo ha fatto letteralmente a pezzi. Quel duetto con la precaria all'attacco e Della Valle che grottescamente balbettava di essere d'accordo con lei è stato uno dei migliori pezzi televisivi della serata. Come l'altro duetto fra Santoro e Valter Lavitola così simile a quelli fra Totò e Peppino. Il pubblico in studio, il pubblico a casa, le icone difese, le bandiere sventolate. Molto da assise di partito. Quei numeri assoluti che faranno parlare per un po' di fenomeno televisivo lo certificano ancora di più. È vero che su quei mezzi era difficilissimo ottenerli: ma i militanti ti seguono fino alla morte. Lo dicono anche i numeri che mancano: quelli che portavano Annozero al 20 per cento di share. In Rai Santoro si faceva vedere dai militanti e da chi non condivideva un solo minuto di trasmissione, ma la guardava per incazzarsi. Quel pubblico lì probabilmente non c'è più. È restato quello del movimento-partito. E non è poco. di Franco Bechis