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Ibra su Guardiola: Senza palle... Non vali un cazzo rispetto a Mou

Zlatan si confessa: "Persi la testa e lo insultai. Messi? Sempre zitto come uno scolaretto". Poi la verità sul passaggio al Milan: "Fregai il Barca"

Andrea Tempestini
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Che Zlatan Ibrahimovic e Pep Guardiola, ai tempi della militanza dell'attaccante svedese al Barcellona, non avessero un bel rapporto non è un mistero. Di conferme e mezze conferme, nel tempo, ne sono arrivate diverse. Ma oggi spunta anche un particolare che svela come tra i due ci fosse vero e proprio odio. Il luciferino Zlatan, nel 2010, dopo una partita di Liga contro il Villareal, scatenò la guerra. "No tienes huevos", gli disse in spagnolo. Che in Italiano, pari pari, si traduce: "Non hai i coglioni". E ancora: "Non vali un cazzo rispetto a Mourinho". Quindi Ibra concluse l'invettiva: "Puoi andare all'inferno". "Mi voleva togliere spazio" - L'attaccante, nelle pagine della sua autobiografia - alcuni estratti sono stati anticipati dai giornali svedesi - confessa di "essere letteralmente impazzito" e che nel momento in cui insultò Pep "non avrei voluto essere nei suoi panni". L'antipatia con il tecnico, rivela Zlatan che dimostra comunque grande onestà, nacque nel momento in cui Guardiola decise che Leo Messi avrebbe giocato da "falsa punta" togliendogli così spazio in attacco. Insomma, ai tempi del Barcellona l'attaccante oggi in forza al Milan era vittima di qualcosa di ben più grosso ed esplosivo del "mal di pancia" lamentato in una conferenza stampa di qualche settimana fa. Il rapporto con Guardiola, trionfatore sulla panchina blaugrana, si risolse con l'abbandono di Zlatan al Barcellona e il ritorno in Italia con la maglia del Milan. "Messi zitto come uno scolaretto" - Zlatan poi si toglie altri sassolini dalla scarpa. Primo, con la consueta franchezza, spiega di non accettare che per Guardiola i giocatori siano tutti uguali. Poi punzecchia anche gli ex compagni. "Nello spogliatoio c'era un silenzio assoluto, Messi, Xavi e Iniesta si comportavano come gli studenti che a scuola obbediscono senza protestare". Per esempio lo svedese trova incredibile che Pep vietasse ai giocatori le auto di lusso, quali Ferrari e Porsche. "Tutti devono guidare una delle marche che sponsorizza la società", questo il diktat del tecnico. "Insomma, voleva tenermi con i piedi per terra", spiega candidamente il centravanti. Il trasferimento al Milan - E poi, tra quel che trapela di un'autobiografia che promette di essere esplosiva, un altro retroscena veramente succulento. Siamo ai tempi dell'ultimo trasferimento di Zlatan, quandò per scappare dall'odiato Guardiola trovò nuova casa al Milan. Per tanto tempo, e ancora oggi, ci si interrogò su come sia stato possibile per Adriano Galliani strappare il suo cartellino per appena 25 milioni. Teorie complottiste e non verificabili si sono inseguite nel corso di questi anni. Zlatan così racconta la sua verità, che magari non sarà quella 'assoluta' ma che quantomeno offre una nuova chiave di lettura all'acquisto. Ibra spiega che lui e il suo storico e scaltrissimo agente Mino Raiola fecero credere alla dirigenza del Barcellona di avere in tasca un accordo col Real Madrid, quando in verità l'intesa di massima era stata raggiunta col Milan. Così, il Barecellona, terrorizzato dall'idea di vedere l'attaccante con la maglietta dei Blancos, gli odiatissimi rivali di sempre, acconsentirono a venderlo sottoprezzo ai rossoneri.

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