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Nuovi scontri polizia-studenti Poi liberano nove black bloc

Roma, i liceali sfidano il divieto di sfilare in corteo: i genitori con loro in strada. Scontri del 15 ottobre: solo 1 resta in cella

Nicoletta Orlandi Posti
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Nel giorno in cui sono stati liberati nove dei dieci black bloc agli arresti per gli scontri di Roma del 15 ottobre, nella Capitale ci sono stati altri tafferugli tra polizia e studenti. E nella nuova battaglia i genitori si sono schierati al fianco dei teppisti: hanno visto la polizia caricare in televisione e non hanno perso tempo. Hanno raggiunto i loro figli, studenti, che questa mattina hanno sfidato il divieto del Campidoglio manifestando senza autorizzazione con l'obiettivo di "bloccare il traffico, occupazare e assediare un ministero". Poi i genitori dei contestatori si sono stabiliti a piazzale Tiburtino dove le forze dell'ordine impediscono ai manifestanti di lasciare l'area se non dopo essere stati identificati. "Sono qui con mio figlio di 17 anni perché quando su internet ho visto le foto delle cariche ho pensato che fosse giusto venire qui a sostenerlo", spiega Giuseppe, padre di uno studente del liceo artistico Caravillani, che è seduto con i ragazzi. "Con me ci sono anche altri genitori - ha proseguito - la situazione nel nostro Paese è insostenibile. Ho deciso di lasciare che mia figlia andasse all'estero e farò lo stesso anche con mio figlio, perché qui in Italia la situazione è davvero grave. Comunque rimarrò qui con gli studenti fin quando non andranno via anche loro". Vedi il video delle cariche su Libero Tv Cariche - Gli studenti si erano dati appuntamento questa mattina davanti alle loro rispettive scuole per poi sfilare verso il centro storico nonostante la Questura avesse anche ieri ribadito che "scendere in piazza senza preavviso potrebbe esporre a responsabilità penali, civili ed amministrative". Nonostante i blindati davanti alle scuole gli studenti sono partiti: i primi sono stati gli studenti del Virgilio che hanno occupato per alcuni minuti corso Vittorio Emanuele. Poi insieme ai colleghi degli altri istituti si sono diretti alla Stazione Tiburtina bloccando la metro, la stazione e costringendo i bus a deviare il percorso. La questura alla fine ha autorizzato un corteo dalla stazione fino all'università La Sapienza, coprendo un itinerario lontano dal centro storico di Roma dove, per decisione del sindaco, sono vietati i cortei. Ma agli studenti quel percorso non interessava: hanno provato a prendere una direzione diversa, ma cordoni delle forze dell'ordine hanno sbarrato il passo al corteo. Al tentativo di forzare il blocco è partita la carica. Alcuni manifestanti hanno tentato di occupare il cantiere della stazione Tiburtina e sono stati allontanati con altre cariche. Nell'agitazione un agente è caduto in terra. Liberi i black bloc - E nel giorno in cui ritorna la violenza a Roma, dei dieci manifestanti, fermati per gli incidenti del 15 ottobre scorso nel centro di Roma durante il corteo degli 'Indignatì e accusati di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, si è deciso che uno solo deve restare in carcere. Lo ha stabilito il tribunale del riesame che ha concesso gli arresti domiciliari a sette indagati, fino a oggi detenuti a Regina Coeli, e l'obbligo di firma giornaliero alle due ragazze che, invece, erano già ai domiciliari. Il collegio giudicante, presieduto da Vincenzo Capozza, ha disposto che solo Giovanni Caputi debba restare in carcere. Tornano a casa, sebbene ai domiciliari, Giuseppe Ciurleo, Alessandro e Giovanni Venuto, Lorenzo Giuliani, Robert Scarlet, Stefano Conigliaro e Ilaria Ciancamerla. Obbligo di firma, invece, per Alessia Catarinozzi e Alessandra Orchi. Domani il riesame valuterà il ricorso presentato dall'undicesimo fermato di quel giorno, il pugliese Valerio Pascali. Intanto, il gip di Roma ha reiterato la misura cautelare emessa a Chieti nei confronti di Leonardo Vecchiolla, accusato dell'assalto al blindato dei carabinieri a San Giovanni. Ora il Tribunale del Riesame su ricorso del suo difensore dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di scarcerazione oppure quella di arresti domiciliari. Il provvedimento adottato oggi va in senso contrario alla richiesta della Procura della Repubblica di Roma che aveva sollecitato la conferma dei provvedimenti. Nei prossimi giorni il Tribunale del Riesame motiverà i provvedimenti adottati oggi. Ha definito "iniqua" la decisione del tribunale del riesame che ha confermato il carcere solo per il suo assistito, fermato assieme ad altre dieci persone in occasione dei disordini avvenuti nella manifestazione del 15 ottobre scorso a Roma. Fabrizio Gallo, difensore di Giovanni Caputi, si è detto "sorpreso" e pronto a fare ricorso in Cassazione: "Rispetto alla posizione degli altri indagati che hanno ottenuto gli arresti domiciliari - ha commentato il penalista -, nella decisione adottata dal riesame potrebbe aver avuto un peso il fatto che Caputi da tempo viva in Spagna. In ogni caso, una volta che saranno depositate le motivazioni, decideremo se presentare ricorso in Cassazione".

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