La Puglia nell'era di Vendola: spese raddoppiate e più tasse
Con Nichi godono i magnoni di Stato. La sua Regione è l'unica con la Calabria ad aver assunto. Altro che amministrazione modello
Con lui al governo c'è una sola categoria che è sicura di stappare champagne e fare festa: la casta dei politici. Nichi Vendola è governatore della Puglia dal 2005, ed è alla sua seconda legislatura. In sei anni ha battuto il record italiano di aumento delle spese per i costi della politica: + 50,29% rispetto all'anno in cui si è insediato. Nel 2005 le spese per il Consiglio regionale della Puglia ammontavano a 28,2 milioni di euro. Nel bilancio di previsione 2011 quella cifra è salita a 42,5 milioni di euro. Lui si difende sostenendo di non avere responsabilità diretta: «lo Statuto della Regione ha aumentato il numero di consiglieri proprio nell'anno in cui sono stato eletto Governatore per la prima volta». E non ha tutti i torti: prima i consiglieri erano 60, ora sono 70. L'aumento però è del 16,6% (e comunque lo pagano i cittadini). Quello dei costi della politica è stato del 50,29%. Vendola resta comunque per meriti propri uno dei beniamini della casta. Per altro quel capitolo di spesa sarebbe potuto lievitare ancora di più, perché nel 2010 la Puglia ha interpretato a modo suo la vecchia legge Tatarella portando il numero dei suoi consiglieri da 70 a 78. GRANDE ABBUFFATA Per fortuna poi la Corte Costituzionale ha bocciato l'abbuffata, e hanno dovuto accontentarsi delle 70 poltrone da statuto. Nel pieno della discussione nazionale di questa estate su come tirare la cinghia, in consiglio regionale il capogruppo Pdl Rocco Palese è riuscito a fare mettere all'ordine del giorno la sua proposta: portare (naturalmente dalla prossima legislatura, quindi dal 2015) i consiglieri da 70 a 50. Apriti cielo! Proprio i vendoliani sono insorti per primi: si vuole svilire la politica. Batti e ribatti, il Pd ha mediato e proposto di riportare a 60 come era prima della grande abbuffata dell'era Nichi. Pare che il destino sia quello. Ma non è affare di Vendola: lui per quel tempo punta a salire molto più in alto, se non a Palazzo Chigi almeno nei dintorni. E visto cosa ha combinato in Puglia, mi sa che la casta fa un tifo matto per lui. Perché in quella Regione c'è manna per chiunque sia legato alla politica. A settembre la Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato una accurata inchiesta sui costi della politica nella regione. E ha trovato anche una cifra da fare accapponare la pelle: 265 milioni di euro all'anno. La Uil ha calcolato che ben 52.145 pugliesi mangiano pane e politica, e sono il 4,3% degli occupati in Regione. Di loro 77 sono componenti di consiglio e giunta regionale, 259 di giunte e consigli provinciali, ben 6.220 sono componenti dei 258 comuni pugliesi. E ancora: 711 sono consiglieri di enti, fondazioni e società pubbliche, buona parte di nomina vendo liana. Altri 14.111 in Puglia hanno incarichi o consulenze dalla politica. E infine 30.697 vivono del cosiddetto apparato politico. Certo, mica tutti con Vendola: ci sono i partiti di destra e sinistra. Ma lui al governo ha fatto da chioccia a tutti, rendendo la Puglia il paese dei Balocchi della casta. Furbissimi per altro, mica come i colleghi di altre regioni che quando si è trattato di stabilire la loro entità hanno dato un'occhiata a quella dei colleghi deputati. I Vendola boys prima si sono fatti i loro calcoli e poi hanno scelto di equiparare il proprio trattamento economico a quello dei senatori. Sembrerebbe la stessa cosa, ma non lo è. Lo stipendio base loro dei deputati è di 11.500 euro lordi al mese, quello dei senatori di 12.005,95 euro lordi. Il rimborso spese per i deputati è di 4.190 euro al mese. Quello per i senatori di 4.678,36 euro. La differenza è banale. Qualche anno fa si propose di tagliare del 10 per cento le due somme. Deputati e senatori dissero naturalmente sì, che era giusto. I senatori però riuscirono ad approvarsi uno scatto automatico del 10% prima del taglio. I deputati non fecero in tempo: fu sciolta la legislatura. I Vendola boys che ne sanno una più del diavolo non si sono adeguati ai deputati come la maggiore parte dei consiglieri regionali, ma ai senatori. Guadagnandoci 10 mila euro lordi in più all'anno, che non sono certo da buttare via. A Vendola naturalmente spetta di più, perché non appartiene al popolino della politica: aveva 20.429,55 euro al mese prima dei tagli (di cui 6.490,73 euro di diaria di soggiorno a Bari esentasse), poi con i tagli sono scesi a 19.467,10 euro al mese. SPREMIAMOLI Casta a parte i sei anni di Vendola al governo si contraddistinguono per un taglio alle spese in gran parte in conto capitale legato ai minori trasferimenti del governo centrale (-2,3 miliardi di euro rispetto ai 15,2 miliardi di euro del 2005), per un aumento del 26,13% delle spese correnti (quelle che si dovrebbero tagliare) e soprattutto per un aumento record della pressione fiscale: le imposte regionali sono passate da 1,2 miliardi del 2005 a 1,7 miliardi di euro del 2011 (+37,29%), alla voce «tasse e altri tributi regionali» i 261 milioni di euro del 2005 sono diventati 337 milioni di euro nel 2011 (+28,84%). Un antipasto di cosa potrebbe accadere per tutti gli altri italiani con Vendola a palazzo Chigi e dintorni. Lui dirà che certo, ha aumentato i posti di lavoro. Vero: tutti a palazzo. Lo dice anche la Corte dei Conti nel suo rapporto sulle spese delle Regioni nel biennio 2009-2010. Spiegando che mentre tutti tirano la cinghia, solo la Calabria e la Puglia di Vendola hanno fatto il contrario, assumendo con i soldi dei cittadini. Nel solo 2009- spiega la sezione pugliese di controllo della Corte dei Conti «sono state espletate le procedure concorsuali per l'assunzione di 70 dirigenti e 60 unità di personale di categoria, su cui esprimiamo varie perplessità, rilevando fra l'altro, la dubbia legittimità delle assunzioni stesse, in considerazione del mancato rispetto del Patto di stabilità nell'esercizio 2008». Nichi al governo: si ingrassa la casta e si riempe lo Stato di travet. Non proprio quel che chiedeva la Bce. Ma certo quel che sognano gli speculatori di mezzo mondo. di Franco Bechis