Renzi è il Jalisse della sinistra. Matteo, sei sopravvalutato
E' un tipo sveglio, giovane e ha capito come funziona il giochino della politica. Ma ha un solo enorme difetto: la sua prevedibilità
Matteo Renzi è un tipo sveglio, è giovane, mastica bene il linguaggio della rete e soprattutto ha capito come funziona il giochino della politica. Ha un solo un grosso difetto: è prevedibile. La kermesse di Leopolda è il remake riveduto e corretto del Lingotto, cambia solo la scenografia per il resto copione è pressoché identico. A Torino Veltroni individuò i difetti del centrosinistra e i limiti storici delle sue ricette arrivando a modellare il partito democratico, a Firenze Matteo Renzi denuncia i limiti dell'attuale Pd e rilancia proposte di programma pescate dal ricettario del centrodestra (il grosso dei commenti ieri su twitter aveva questo tenore). Simili sono pure i supporter famosi che hanno fatto pellegrinaggio alla nuova Betlemme del centrosinistra. Per tutti citiamo Alessandro Baricco, il quale ha infiammato la platea con lo stesso fiammifero usato per scaldare l'avventura politica di Veltroni. Già, Walter e Matteo, i Jalisse del centrosinistra, buoni per vincere un'edizione del festival di Sanremo e poi scomparire. O litigare. Perché anche questo è tipico delle coppie di fatto a sinistra: cominciano con le carezze e finiscono con i coltelli. Il giovane sindaco gigliato è convincente finché gioca in casa, protetto dalle mura amiche; appena si apre una crepa, si perde o si scherma dietro la virtualità. Ne sanno qualcosa a Firenze dove le sue uscite di marketing hanno rotto vecchi equilibri senza instaurarne di nuovi. Di Renzi si parla come rottamatore, come uomo che gioca una partita politica, come scrittore di libri; di Renzi sindaco di Firenze invece si sa poco poco nel senso che nessun nuovo rinascimento fiorentino è mai partito. Tanta fuffa, poca sostanza. Il giovane Matteo non ha nulla a che fare con la recente stagione miracolosa dei sindaci rossi, quelli che alla virtualità di internet hanno preferito la realtà della dimensione cittadina: la rete è fantastica ma non si può credere di amministrare una città, risolverne i problemi, stando collegati al web. I tombini da pulire, le questioni dei servizi sociali, la viabilità, la pulizia della città, i servizi per i turisti, le case popolari sono questioni che necessitano di un confronto faccia a faccia. Che fai gli parli via chat? Il buon Matteo soffre le domande dirette della gente che ti guarda in faccia. Ai disgraziati che bussano alla porta con una grana da risolvere non si può né cantare la più bella canzone di Jovanotti né il più bel brano di Baricco. Magari lo si fa dopo aver risolto il problema pratico. Il sindaco si fa innanzitutto così, il resto è valore aggiunto. A Leopolda chi viene accolto da un'ovazione è Sergio Chiamparino, uno dei migliori sindaci in assoluto di questa recente stagione politica. Chiamparino ha rivoltato Torino come un guanto, l'ha esaltata e lo ha fatto coinvolgendo le migliori teste pensanti della sua città. Solo dopo ha posto una seria riflessione su quali politiche nel centrosinistra e quali leadership. Ora – e chiudo il mio ragionamento arrivando a spiegare perché Renzi è il miglior fighetta sul mercato della politica – mi domando: perché Renzi ha più chances di fare il leader del centrosinistra di quante non ne abbia avute Chiamparino? Semplice, perché Chiamparino – in quanto autentico numero uno – dava fastidio e a Roma si sono coalizzati per tagliargli fiato e gambe. Riuscendoci. Renzi, di contro, non impaurisce; è uno più di chiacchiera che di sostanza. Era di sostanza anche Riccardo Illy, un altro amministratore da podio che il centrosinistra ha bruciato “costringendolo” al ritiro dalla scena politica. Dà fastidio anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, perché è troppo autonomo dalla segretaria romana, è un vero rottamatore che non guarda in faccia a nessuno: guarda caso, alla presidenza dell'Anci i compagni gli hanno preferito uno fedele alla linea. Insomma, per chiudere, se sarà Renzi il prossimo leader del centrosinistra a maggior ragione nel centrodestra bisogna voltare pagina in fretta. Vincere le elezioni non sarà più un'impresa impossibile. di Gianluigi Paragone