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Spiati Il paradosso, Woodcock era intercettato Toghe in guerra: un dossier per screditarlo

Indagato il sostituto pg Bonomi. Nei documenti anche i tabulati della giornalista Sciarelli

Andrea Tempestini
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Una guerra tra toghe. Un'associazione segreta che comprende magistrati, agenti e intelligence, uniti per utilizzare informazioni segrete, fare carriera e ottenere vantaggi. Ma anche per screditare i loro rivali. La Procura di Catanzaro ha riaperto il fascicolo 'Toghe Lucane' - aperto nel 2007 da Luigi De Magistris - e ha messo sotto inchiesta il sostituto procuratore generale di Potenza, Gaetano Bonomi. I reati ipotizzati, riporta il Corriere della Sera, sono gravissimi: oltre all'associazione, vanno dalla corruzione in atti giudiziari alla calunnia, dall'abuso d'ufficio alla rilevazione di segreto. E nel mirino della rete di Bonomi ci sarebbe finito niente meno che John Woodcock, il pm prezzemolino denunciato per circostanze in realtà false quando era in servizio a Potenza. Oltre a Woodcock, le calunnie si sarebbero abbattute sul conto di Alberto Iannuzzi, giudice di Potenza. Riparte così da quanto era accaduto nel 2008 l'indagine affidata al pm di Catanzaro Giuseppe Borrelli. Tra gli episodi più gravi viene indicato quanto accadde nel febbraio del 2009, quando fu preparato un esposto anonimo con i tabulati telefonici di Woodcock e quelli della giornalista Federica Sciarelli per "accreditare l'ipotesi non veritiera che erano state veicolate notizie riservate alla stessa conduttrice della trasmissione Chi l'ha visto?, ma anche la conduttore di Annozero, Michele Santoro. L'obiettivo di questa 'fuga di notizie', secondo gli inquirenti, era quello di far avviare verifiche disciplinari sui colleghi, oltre a intimidirli tenendo conto che questo tipo di verifiche sono delegate proprio ai sostituti procuratori generali. Una vera e propria guerra tra toghe le cui conseguenze potrebbero rivelarsi imprevedibili. Agli atti ci sarebbero centinaia di intercettazioni da cui risulterebbero i legami di Bonomi con esponenti politici locali e nazionali, nonché con alcuni magistrati in servizio all'ispettorato del ministero della Giustizia. In particolare, indicativo delle modalità di azione della presunta rete, ci sarebbe quanto accaduto tra il 2008 e il 2010, quando Bonomi avrebbe accettato di mettersi a disposizione dell'amico imprenditore Ugo Brachiesi, per cercare di non far archiviare una denuncia che aveva presentato. Tra le accuse, infine, anche quella di aver "garantito l'impunità ad alcuni esponenti del mondo politico e imprenditoriale lucano".

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