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Raiuno punta sullo scandalo Storia lesbo in prima serata

In 'Tutti pazzi per amore3' il flirt tra Anita Caprioli e Lucrezia Lante Della Rovere. Cosa non si fa per lo share...

Andrea Tempestini
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Chissà se i responsabili del palinsesto televisivo della Rai prima o poi ci faranno rivedere Indovina chi viene a cena, il film di Stanley Kramer del '67 con quei genitori bianchi e progressisti (a parole) che restano di stucco quando scoprono che il fidanzato della figlia è nero. Non credo. In un'era in cui a fare notizia sono i padri musulmani che arrivano a uccidere le figlie innamorate di cattolici, un film del genere non attirerebbe spettatori e, di conseguenza, pubblicità. Meglio puntare su qualcosa che vende. E cosa vende più dell'omosessualità? Ci hanno persino costruito sopra intere campagne elettorali in cui si è parlato solo di coppie di fatto piuttosto che di programmi economici. Ecco quindi che per lanciare la terza stagione di Tutti pazzi per amore, serie che ormai rischierebbe di annoiare più dei Cesaroni, gli autori hanno avuto l'ideona: introdurre una storia di amore lesbico tra un nuovo personaggio, Eva (interpretato da Anita Caprioli) e Lucrezia Lante della Rovere. Eva è già fidanzata con un'altra donna, quindi morbosità col salto mortale. Intendiamoci, non si vedrà granché. Saranno allusioni, più che altro. Niente momenti di sesso esplicito come quelli tagliati nel passaggio televisivo di Brokeback Mountain. E niente stereotipi come i parrucchieri sensibilissimi di Il bello delle donne. Emilio Solfrizzi racconta questa scelta a Sorrisi e Canzoni usando toni esagerati ed epici. «Questa serie lungimirante e innovativa affronterà temi difficili e respingenti. È successo con l'omosessualità, con la morte di un amico, con il tradimento, con la sieropositività». Tutte cose di cui il cinema e la letteratura hanno ampiamente parlato. Ma la tv è un'altra cosa e RaiUno altra cosa ancora. Ora scoppierà la polemica: è giusto che la rete più generalista tra le generaliste tratti così apertamente il tema del lesbismo? Una certa opinione pubblica vuole ancora che RaiUno sia la rete delle famiglie. Come se oggi, nell'era della frantumazione televisiva e dell'accesso capillarizzato alla comunicazione, accadesse nelle case quello che succedeva nella mia quando ero piccolo e tutti ci riunivamo davanti all'unico televisore a vedere lo stesso programma. Ma ammettiamo che sia così, che RaiUno voglia fare una precisa scelta e porsi come area protetta in un panorama tv che fa dello scandalo di bassa lega il punto di forza del suo successo. Ammettiamo che RaiUno voglia restare l'unica isola catodica alla quale possa attraccare con tranquillità chi non ami affrontare certe tematiche davanti ai figli o ai genitori. E non solo il lesbismo, ma anche la violenza o la coprolalia. Allora RaiUno dovrebbe evitare di giocare le carte dello scandaletto solo per aumentare audience. Anche perché in questo è recidiva. Nel 2006 destò scalpore l'annuncio che nella fiction Il padre delle spose Lino Banfi era il padre comprensivo di una figlia lesbica che andava in Spagna a sposare la compagna. Siti cattolici in rivolta per una settimana e dopo l'oblio. Ed è l'oblio che ci rovina. Altrimenti ricorderemmo quelle polemiche dimenticate del 2006, ma anche tutti i film scollacciati in cui Banfi sbeffeggiava macchiette sculettanti, prima di capire le potenzialità del marketing gay. Lo stesso oblio che colpirà questo ennesimo tentativo di attirare l'attenzione su un prodotto che, come al solito, sarà zoppicante per quanto riguarda la confezione e la recitazione. di Tommaso Labranca

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