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Ecco la ricetta del governo: "Così cambieremo il lavoro"

Sacconi: "Licenziamenti trasparenti e contrastare l'abuso di co.co.co, puntare sull'apprendistato". L'allarme della Cgia

Andrea Tempestini
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Rendere i licenziamenti per motivi economici "più trasparenti" ma anche "contrastare l'abuso dei contratti co.co.co e dei tirocini, promuovere il lavoro giovanile con l'apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento e part-time, aumentare l'occupazione nel Sud col credito d'imposta a valere sul fondo sociale europeo". Così il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, spiega in un intervista al Corriere della Sera le proposte per la trattativa con le parti sociali, che verrà aperta "presto, nei prossimi giorni". La lettera - Il ministro ricorda che "a luglio il Consiglio europeo ha raccomandato all'Italia di riformare la legislazione sui licenziamenti" e " la stessa raccomandazione è arrivata dalla Bce, dall'Ocse e dal Fondo monetario internazionale". L'Italia, ha osservato il ministro, "non è sotto osservazione per le pensioni, dove anzi il sistema è giudicato sostenibile ma per il mercato del lavoro. Il nostro obiettivo, in ogni caso, non sono i licenziamenti facili ma creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione". Sacconi precisa poi che per quanto riguarda i licenziamenti individuali, "quelli discriminatori dovranno comunque restare nulli. Quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore". Sui sindacati - E, ancora sui licenziamenti, Sacconi ha specificato che "dobbiamo verificare con le parti tutta la complessa e diversificata legislazione, compresi quelli collettivi per motivi economici che potrebbero essere semplificati" favorendo "gli accordi tra le parti". Ma in questo contesto i sindacati minacciano scioperi. "Sarebbe assurdo - ribatte il ministro - se a 10 anni dal Patto per l'Italia e dalla morte di Marco Biagi dovessimo registrare lo stesso clima esasperato e non invece la possibilità di un confronto sereno. Cisl, Uil e Ugl invocano giustamente un tavolo di lavoro sul lavoro. E noi vogliamo aprire quanto prima". L'allarme della Cgia - Sulle misure relative ai licenziamenti arriva però l'allarme della Cgia di Mestre: " In Italia ci sarebbe l'11,1% di disoccupati se la misura sui licenziamenti facili fosse già operativa. Circa 3 punti percentuali in più rispetto alla situazione attuale". La Cgia ha calcolato il numero dei lavoratori dipendenti che tra l'inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest'anno si sono trovati in Cig a zero ore. Vale a dire i lavoratori che per ragioni economiche sono stati costretti ad utilizzare questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento, potranno disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto. Pertanto, se fosse stata applicabile questa misura segnalata nei giorni scorsi dal nostro Governo all'Ue, negli ultimi due anni e mezzo, questi lavoratori, che hanno usufruito della Cig, si sarebbero trovati, trascorso il periodo di 'cassà, fuori dal mercato del lavoro. Secondo la stima della Cgia "sommando le Ula (Unità di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi sette mesi di quest'anno (128.574), otteniamo 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi 2 anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all'11,1%. Sia chiaro - ha concluso il presidente Bortolussi - la nostra è una semplice simulazione e come tale va interpretata".

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