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Tv e base dalla sua: così Flavio si prende la Lega

Il sindaco di Verona incontra Bossi: "Pace fatta? Mai stati in guerra". E all'Ultima Parola dice: "Il capo è un po' vivace, ma che fortuna averlo"

Andrea Tempestini
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Dopo dieci giorni di attesa si è finalmente tenuto il vertice tra Umberto Bossi e Flavio Tosi. Un incontro chiesto più dal Senatur che dal sindaco di Verona: forse perché il leader del Carroccio si era un po' pentito degli insulti rivolti al suo miglior amministratore. Lo aveva definito «stronzo perché porta i fascisti in Lega. Finirà male». Un'uscita violenta  nata da una dichiarazione anti-Cav di Flavio a Radio24. Ma forse il ministro delle Riforme non aveva previsto la reazione del partito: migliaia di sms di solidarietà al telefonino dell'insultato, centinaia di telefonata a Radio Padania favorevoli al sindaco-sceriffo, interviste pro-Tosi di alcuni esponenti storici del movimento. L'eventuale espulsione del “ribelle” - chiesta da alcuni fedelissimi della famiglia Bossi - avrebbe tolto le ruote al Carroccio. Meglio trattare dunque, avrà pensato il “capo”. Da uomo a uomo. E senza interpretazioni di parte del cerchio magico. Meglio sentire dalla viva voce del sindaco cosa bolle in pentola. E così ieri intorno alle 17 Flavio è arrivato in via Bellerio. Mezzora di colloquio privato. Solo loro due, anche se Roberto Calderoli era nei paraggi. Poco prima delle 18 Tosi era già fuori dalla sede della Lega. Com'è andata? Pace fatta? «Non c'è mai stata guerra», ha replicato il sindaco: «La Lega è una famiglia - ha continuato - ogni tanto dal capo ci si prende qualche parola ma va bene così. L'importante è portare a casa i risultati e la Lega li porta a casa». E tra i risultati, secondo il leghista veronese, «anche l'ultimo documento che è andato a Bruxelles è un risultato della Lega». Con Bossi «abbiamo parlato di questioni di carattere generale, non di una singola dichiarazione», ha aggiunto Flavio. Il fatto è questo: «Tosi fa il sindaco di Verona e Umberto Bossi è il capo e fa il segretario federale e nel movimento, c'è una gerarchia dove c'è un capo. Ci siamo lasciati non in maniera tranquilla ma di più». E per dimostrare il ritorno alla tranquillità, Tosi è subito salito in macchina per raggiungere gli studi de L'ultima parola per la registrazione del programma andato in onda in tarda serata. Niente bavaglio, insomma.  Ma nessuna polemica. Gianluigi Paragone ha provato a incalzarlo, Flavio però ha dribblato le insidie: «A volte il capo è un pò vivace - ha detto   - ma è il capo. Per fortuna la Lega ha una gerarchia ed è quella che garantisce il movimento. Sono in Lega da 20 anni e intendo restarci ancora a lungo». Tosi ha quindi ripetuto che si è trattato di un «incontro sereno e tranquillo. È andato tutto molto bene - ha aggiunto -, niente di particolare. Non si è mai parlato di fratture o espulsioni.  Sono in Lega da vent'anni e intendo rimanerci ancora a   lungo».   E la storia del veto ad andare in tv? «Ho parlato   con lui poco fa e sono qui e quindi - ha concluso - non vi è nessun   diktat». di Giuliano Zulin

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