Un anno per ogni ciclista ucciso Ecco quanto vale la loro vita
Condannato in primo grado il marocchino che aveva investito e ucciso 8 ciclisti a Lamezia Terme. Delusi i familiari: "Troppo lieve"
Ancora un altro omicidio della strada rimasto impunito. O meglio, punito soltanto con un anno di carcere per ogni vittima, che in totale fa 8. Questa la pena inflitta al marocchino di 21 anni, Chafik El Ketani che il 5 dicembre 2010 ha investito un gruppo di ciclisti amatoriali sulla statale 18 di Lamezia Terme, uccidendone otto. Dopo meno di un anno agli arresti domiciliari (dove andava tranquillamente anche su Facebook, come ha commentanto amaramente il fratello di una delle vittime, Gennaro Perri), è arrivata la sentenza di primo grado. "Troppo lieve" secondo i familiari delle vittime e l'Associazione sostenitori della Polstrada. Le motivazioni - Il pm aveva chiesto 10 anni di reclusione, il massimo che poteva chiedere perchè il marocchino aveva scelto il rito abbreviato. L'accusa era quella di omicidio colposo plurimo pluriaggravato dalla guida sotto l'effetto di droga e dalla velocità eccessiva. Ma il gup, Carlo Fontanazza, ha riconosciuto le attenuanti equivalenti alle aggravanti e così ha deciso per gli 8 anni di reclusione. Proprio l'alterazione psicofisica potrebbero averlo spinto ad optare per uno sconto di pena. Le reazioni - "Siamo sorpresi. Lui - commenta Gennaro Perri, sopravvissuto all'incidente ma rimasto senza il fratello Rosario - sta comodamente a casa sua e va anche su Facebook. Per quello che ha fatto è una pena lieve, un anno per ogni vittima". "Non condivido la valutazione del giudice - spiega invece un altro superstite, Fabio Davoli - perchè ritengo che vi fossero gli elementi per il massimo della pena, ma rispetto la sentenza. La responsabilità dell'entità della pena è del legislatore che ha lasciato una lacuna per questo tipo di reato". Vuoto normativo - Anche l'Asaps, l' Associazione sostenitori della Polstrada, si dice "delusa" per la sentenza del giudice. "Vogliamo solo ricordare, senza neanche sforzarci di immaginare quali sarebbero state le pene se fosse stata da tempo approvata la legge sull'omicidio stradale, che già oggi per un omicidio plurimo (e più plurimo di così è impossibile trovarne), aggravato dalla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, la pena prevista dall'art.589 del codice penale poteva arrivare fino a 15 anni", commenta il presidente Giordano Biserni. "Ma, lo sappiamo, le pene massime, specie per gli omicidi della strada, sono e rimangono scritte sulla carta, per l'applicazione di riti abbreviati, patteggiamenti e attenuanti. La sentenza di Lamezia dimostra ancora una volta di più che gli omicidi della strada sono considerati 'reati nani'. Dobbiamo aiutarli a salire allora sulle spalle di una nuova figura di omicidio. Per questo oggi siamo ancora più convinti dell'urgente necessita dell'approvazione della proposta di legge popolare sull'omicidio stradale, per la quale l' associazione Lorenzo Guarnieri col sostegno di Asaps e dell'associazione Lorenzo Borgogni, sta raccogliendo le firme. Firme che hanno già superato quota 45.000". "Per questa ipotesi di guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti - ricorda Biserni - la proposta di legge sull'omicidio stradale avrebbe previsto una pena minima di otto anni e massima di 18 e pene inasprite per il plurimo, con l'ergastolo della patente. Una previsione di sanzioni sacrosante. Ci auguriamo che la politica trovi il modo di farsene carico e in tempi brevi. Intanto fra qualche anno quel conducente, con le leggi attuali, potrà tornare a guidare tranquillamente sulle nostre strade, come se non fosse successo niente".