L'Europa promuove Silvio: impressione molto buona. Draghi: "Passo importante"
Il presidente Tusk; "Lettera ben accolta, dettagliata e precisa". Fassina: "Misure approvate e non attuate in passato"
Una "impressione molto buona". E' l'indiscrezione che filtra dal premier polacco Donald Tusk, presidente di turno dell'Unione europea, sulla reazione dei leader continentali che stanno valutando la lettera presentata da Silvio Berlusconi a Bruxelles per illustrare il piano per la crescita dell'Italia. Il testo, illustrato dal presidente del Consiglio Herman van Rompuy, ha trovato i capi di stato e di governo positivamente impressionati dall'agenda molto dettagliata allegata dal premier italiano. "Per quanto riguarda Silvio Berlusconi e il problema italiano - ha detto Tusk - non era il centro del nostro dibattito (del vertice a 27, ndr) di stasera. Herman Van Rompuy ci ha informato di una lettera da Berlusconi e di un piano dettagliato, entrambi i documenti hanno fatto una impressione molto buona e sono stati accolti molto bene. Il premier Berlusconi era presente ma non ha preso parte al dibattito". Nell'agenda dei 27 ci sono anche ricapitalizzazione delle banche e fondo salva-stati, per cui Tusk ha già detto che "l'accordo è molto difficile". Ancora una volta, dunque, decisivi i contrasti tra Germania e Francia. Helle, la premier che fa girare la testa al premier. Le foto Opposizione all'attacco - Misure concrete con tanto di calendario e in parte concordate con gli stessi vertici Ue in mattinata, quelle di Berlusconi, che convincono i suoi colleghi così come il quasi ex governatore di Bankitalia e futuro presidente della Bce, Mario Draghi, che nel pomeriggio ha parlato di un "passo importante" con "riforme coraggiose e da attuare". L'opposizione però protesta comunque. "Delle 14 pagine annunciate dal governo, 13 e mezzo sono di interventi già approvati ma in larga misura non attuati", dice Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd. "La mezza pagina di novità che riguarda il mercato del lavoro, se il governo avesse davvero la capacità di imporla non solo agli altri ma anche alla sua maggioranza, sarebbe oltre che iniqua recessiva: saremmo l'unico Paese al mondo che in una drammatica fase economica e sociale, con oltre un milione di occupati in meno dall'inizio della crisi, aumenta le possibilità di licenziamento". Dichiarazioni che fanno il paio con quelle, agguerrite, dei sindacati. Si prevedono tempi agitati, e non solo per colpa di Cgil & Co visto che pure Umberto Bossi si mette di traverso al Cav.