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La lettera del Cav all'Ue: pensioni e licenziamenti

Uomini e donne in pensione a 67 anni dal 2026, riforma del lavoro, dismissioni per cinque miliardi, piano crescita entro il 15/11. Il testo completo

Andrea Tempestini
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Donne e uomini in pensione a 67 anni da 26 anni, recupero di 5 miliardi dalle dismissioni del patrimonio pubblico e riforma del lavoro con licenziamenti per motivi economici. Sono alcuni punti contenuti nella lettera inviata dal premier Silvio Berlusconi ai leader europei con cui Palazzo Chigi indica tempi e modi di realizzazione delle misure annunciate, soprattutto quelle relative alle pensioni. "La lettera è un passo importante - ha commentato il governatore di Bankitalia e prossimo presidente della Bce Mario Draghi nel pomeriggio -, contiene riforme coraggiose che ora vanno attuate". La lettera, arrivata a Bruxelles in leggero ritardo, intorno alle 17.30, avrebbe in realtà già l'ok di massima dell'Unione europea, cui rappresentanti avrebbero infatti contribuito a supervisionare la stesura determinando così il ritardo. La lettera all'Ue. Leggi il testo completo I primi punti - Entro il 30 novembre arriverà il piano di dismissioni del patrimonio pubblico che dovrebbe far guadagnare alle casse dello Stato 5 miliardi, mentre i requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità sono già stati rivisti. Aumenteranno fino ad arrivare a regime dal 2013. Ed è stretta sui contratti parasubordinati, mentre sono previsti più potri all'Antitrust per dirimere le cause con gli Enti locali. In cantiere poi misure favorevoli a giovani e donne con facilitazioni per i contratti di apprendistato. Capitolo decreto sviluppo: il governo ha annunciato all'Ue che il piano per la crescita verrà attuato in varie tranche entro 8 mesi, la prima entro il 15 novembre. La lettera è di 17 pagine, in cui viene spiegato tutto ciò che questo esecutivo ha già fatto e tutto ciò che farà. Il vertice è iniziato poco dopo le 18, con l'arrivo di Berlusconi, mentre il giudizio di Bruxelles è atteso per le 20: la Ue si aspetta "una chiara lista e il timing", ovvero delle scadenze temporali precise, che il governo ha contrassegnato punto per punto. Il leader della Lega, Umberto bossi, rispondendo ai cronisti si è detto "ottimista" sull'accoglienza che la Ue riserverà alle misure che lui e Berlusconi hanno pattuito. Ue col fucile puntato - Le autorità del Vecchio Continente nel frattempo hanno tenuta alta la tensione, spiegando che non potranno essere tollerate altre incertezze. Il monito ha scosso anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che lasciando prima del previsto la conferenza stampa sui crolli di Pompei e ha spiegato: "Mi dovete scusare se me ne andrò prima ma quella letterina che Berlusconi porterà questa sera a Bruxelles ha bisogno di qualche messa a punto e di qualche ritocco". In questo contesto, Angela Merkel è tornata alla carica spiegando che l'Unione monetaria dovrà essere pronta a rivedere i trattati comunitari e dovrà, se possibile, portare dinanzi alla Corte Ue quei Paesi che non rispettano gli obiettivi di deficit. Napolitano: "Basta tergiversare" - Nel fitto dibattito che si è sviluppato in attesa dell'incontro di Bruxelles è intervenuto anche Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha nuovamente spronato il governo spiegando che "non può più tergiversare di fronte all'imperativo categorico di abbattere il debito pubblico e varare riforme strutturali per la crescita. Nessuna forza politica - ha aggiunto l'inquilino del Quirinale - può continuare a governare o può candidarsi e governare senza mostrarsi consapevole delle decisioni, anche impopolari, da prendere ora". Inoltre Napolitano ha invitato l'Europa a superare il tabù degli Eurobond: "La cultura della stabilità finanziaria ha avuto nel mio Paese sostenitori autorevoli e coerenti nell'esercizio delle loro funzioni, ma non ha, per lungo tempo, prevalso". Così, per questa ragione, secondo il presidente della Repubblica "ora non possiamo più tergiversare di fronte all'imperativo categorico di uno sforzo consistente e costante di abbattimento del nostro debito pubblico né restare incerti dinanzi a riforme strutturali da adottare per rendere possibile una nuova più intensa crescita economica e sociale".

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