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De Magistris sindaco del nulla incapace di lotta e di governo

Dà lezioni sulla Costituzione, straparla di rifiuti e offende i detrattori. Adesso anche i napoletani sanno in che guaio son finiti

Costanza Signorelli
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Ieri Luigi De Magistris si è alzato di buon mattino e ha iniziato un ciclo di lezioni scolastiche sulla Costituzione, roba che lo terrà impegnato sino ad aprile: «Quando non c'è la Costituzione», ha detto agli studenti e ai giornalisti, «c'è dittatura e caos». Poi se n'è andato. Più tardi ha detto qualcosa su alcune intercettazioni tra Valter Lavitola e Mauro Masi riguardanti il Tgr Campania: «Alcuni passaggi della mia campagna elettorale talvolta non venivano riportati nei servizi, per esempio quando dicevo che Lettieri era legato a Cosentino»; tra altre cose, poi, De Magistris ha ammonito che «questo è il Paese che ha visto la P2 allungare le mani sul Corriere della Sera». Poi è passato ad altre dichiarazioni sul tema spazzatura e ha mostrato soddisfazione per l'ipotesi di delocalizzare il nuovo termovalorizzatore da Napoli a Capua, nel casertano: «Se la Regione cambia ne prendo atto con soddisfazione, è da tempo che dico che non c'è bisogno di quella struttura a Napoli». Oddio, in realtà aveva detto ben altro: tipo che gli inceneritori sono «vecchie tecnologie che avvelenano l'ambiente» e che di costruire discariche e termovalorizzatori, ovunque fossero, non se ne parlava. Ma non ci importa, anche perché De Magistris poi è passato ad altro, è fatto così, le sue giornate sono così, recensirle quotidianamente dev'essere uno spasso vero, peccato che manchi il tempo e tutto sommato l'importanza. Non si tratta di compilare il solito bollettino di opposizione (a lui) fatto dal solito giornale di centrodestra, magari pregustando il progressivo sgretolamento del consenso cui inevitabilmente sta andando incontro. Quello c'è, quello ci sarà, lo sanno già tutti che è un incapace (amministrativamente) e che a' nuttata napoletana è di quelle artiche. C'è da essere seriamente ammirati, semmai, dall'insostenibile leggerezza con cui lui passa sopra a tutto questo; dalla soavità, cioè, con cui si dibatte tra lotta e non-governo. Ieri, mentre sparava dichiarazioni e si occupava di cazzate, due suoi assessori venivano contestati in piazza Dante dopo aver avuto la brillante idea di indire una conferenza stampa direttamente nella nuova zona a traffico limitato: commercianti, professionisti e cittadini erano imbufaliti. Ma che gli frega a lui? Stava parlando della Costituzione, e vuole il caso che abbia appena licenziato il libretto «La Costituzione e noi» (Loffredo editore, 10 euro) che senz'altro tornerà utile ai 1500 studenti che incontrerà. L'emulazione di Antonio Di Pietro prosegue anche così: era il 1994 quando Di Pietro mandò alle stampe il suo «La Costituzione, diritti e doveri» scritto quando aveva 44 anni, stessa precisa età del De Magistris che ora edita il suo. Ma non ci interessa neanche questo, ci interessa il niente quotidiano interpretato da questo campione che i napoletani hanno voluto e votato, meritandoselo tutto intero. Quindi proseguiamo e raccontiamo che la giornata del neo-sindaco è proseguita con una nuova dichiarazione su Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno: dopo uno scontatissimo pippotto(«la libertà di informazione è per me un valore imprescindibile» ecc.) De Magistris ha definito «inesistente» una sua querelle con Demarco, il quale però avrebbe la colpa di essersi concentrato «non tanto sul mio operato di amministratore, quanto sulla mia persona». Che vuol dire? Non si sa, ma qui qualcosa va spiegato. Demarco è da mesi che in effetti fa semplicemente il suo lavoro pur con la discrezione che gli è richiesta dal Corriere del Mezzogiorno, che è un inserto del Corriere della Sera; la sostanza è che Demarco a al neo-sindaco non gliene ha passata una, tanto che il 17 ottobre scorso, per dire, ha scritto sul suo blog che «tra Napoli e De Magistris la luna di miele è già finita». Demarco ha scritto che il vice-Di Pietro ambisce a sostituire i partiti, i sindacati, le istituzioni consolidate, persino lo Stato e la proprietà privata: questo perché il mondo di De Magistris è un bene comune e il «laboratorio» di Napoli è il centro del mondo, mentre De Magistris, ovviamente, è il centro del centro, l'uomo della provvidenza, il leader perfetto. Testuale: «Nella generale crisi delle strutture di governo, che richiederebbe una massiccia dose di riformismo per adeguarle ai tempi, De Magistris aspira, invece, a rappresentare tutto e il contrario di tutto: la politica e l'antipolitica, il capitalismo e l'anticapitalismo, la trasparenza e l'oscurità, l'ambientalismo e il modernismo, il devotismo e il laicismo, il comunitarismo e il verticismo bonapartista. Ecco la sua rivoluzione. Eppure, a me pare evidente che una cosa è destrutturare la vecchia politica, svuotarla di inutili liturgie e dannosi privilegi; e un'altra è fare il deserto intorno a sé». Questo Demarco. E che ha risposto De Magistris? Ha risposto: tu sei un amico di Cosentino. L'uscita, che qualcuno ricorderà, è scaturita da un'intervista telefonica che il neo sindaco ha rilasciato a Maurizio Belpietro una settimana fa: «Demarco», ha detto, «ha ragioni non so di che tipo, un feeling anche un po' curioso con Nicola Cosentino, negli ultimi tempi, che forse spiega un po' tutto». Zak, mascariato. Perché De Magistris è così. Così come? Non lo diciamo, noi no: ma, se fossimo De Magistris, non avremmo problemi a farlo. di Filippo Facci

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