Erario Grande Fratello: il Fisco ci controlla pure i decoder
Il nuovo redditometro incrocerà 100 voci di spesa con le dichiarazioni: l'accertamento scatta quando lo scostamento supera il 20%
Se state per comprare una nuova lavatrice, avete deciso di iscrivervi in palestra o volete guardarvi un film sulla pay tv, pensateci due volte. Un esattore del fisco potrebbe bussare alla vostra porta e chiedervi dove avete trovato tutti quei soldi. Mentre circolano bozze di provvedimenti anti-crisi con 12 condoni e gli esperti della Confcommercio ci spiegano che le tasse italiane sono le più alte d'Europa da almeno dieci anni, l'Agenzia delle Entrate ha presentato ufficialmente il nuovo redditometro. Cinque aree geografiche, undici tipi di nuclei familiari e cento voci di spesa divise in sette categorie (abitazione, mezzi di trasporto, assicurazione e contributi, istruzione, attività sportive e ricreative e cura delle persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari netti). Dalla barca al cavallo, dal mobile d'antiquariato all'iscrizione al circolo sportivo o alla palestra. Ma anche asili, elettrodomestici, telefoni cellulari, bollette del gas, spese per colf, abbonamenti pay tv, fino alle donazioni alle onlus. Tutto, o quasi, finirà nel mirino del fisco. E, piaccia o no, il reddito di 22 milioni di famiglie, per circa 50 milioni di contribuenti, dovrà in qualche modo incastrarsi dentro una serie di griglie predefinite. ATTENTI ALLO SCOSTAMENTO Il redditometro sarà sperimentato per 2-3 mesi ed entrerà in vigore dal febbraio 2012 e riguarderà le dichiarazioni 2010 (periodo d'imposta 2009). A quel punto, se l'Agenzia delle Entrate, incrociando i dati del nuovo spesometro con quelli del reddito dichiarato, individua uno scostamento superiore al 20% (percentuale sotto il quale la legge non prevede interventi), scatterà una soglia di attenzione e, successivamente, una richiesta di informazioni (la prima fase del contradditorio). Se lo scostamento sarà più consistente (non è ancora chiaro di quanto), il fisco procederà all'avvio dell'accertamento vero e proprio, che dal primo ottobre è diventato esecutivo, ovvero passa subito nelle mani della riscossione senza alcuna iscrizione a ruolo. LO SPETTRO DEGLI STUDI DI SETTORE Il direttore generale dell'Agenzia, Attilio Befera, ci tiene a sottolineare che si tratta di uno strumento di prevenzione a difesa del contribuente: «Il redditometro verrà utilizzato esclusivamente per orientare il cittadino verso la compliance e per potenziare l'analisi del rischio di evasione da parte dell'Agenzia». In altre parole, prima di fare la dichiarazione dei redditi dovrete consultare il software on line messo a disposizione sul sito delle Entrate e verificare che, in base a quello che avete speso o comprato durante l'anno, rientri nei parametri. Se per qualche motivo il modello non dovesse funzionare a dovere e i conti non tornassero avete due alternative: o dichiarate cifre più alte di quelle realmente percepite e pagate più tasse del dovuto o aspettate la lettera degli esattori e vi preparate a sostenere un contenzioso con il fisco. La cosa ricorda molto da vicino quello che è avvenuto con gli studi di settore, nati per “aiutare” i lavoratori autonomi ad essere in regola con il fisco si sono poi trasformati in uno strumento infernale dove la maggioranza dei contribuenti risultava non “congrua” con i modelli studiati dagli esperti delle Entrate e quindi fuorilegge. Il pericolo lo ha ben presente Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, secondo cui «il giudizio è favorevole» se lo strumento verrà utilizzato con le finalità annunciate da Befera. Ma, avverte, «se diventa il modo con cui l'Agenzia delle Entrate fa scattare gli accertamenti automatici, come è accaduto con gli studi di settore, allora è guerra». IL GRANDE FRATELLO FISCALE Alle preoccupazioni dei commercialisti si aggiungono quelle di chi teme l'ennesimo rafforzamento del cosiddetto “grande fratello” fiscale. Dopo aver annunciato che tutti i conti correnti degli italiani sono sotto controllo per, parole di Giulio Tremonti, «far partire gli accertamenti e non completarli», ora il fisco si propone di allargare il suo sguardo su qualsiasi aspetto della vita privata dei cittadini. Nel lunghissimo elenco stilato dalle Entrate, in effetti, compaiono anche voci di spesa che poco hanno a che fare con il lusso o con i grandi evasori. Si pensi ad esempio ai contributi previdenziali, alla bolletta della luce, alla polizza auto, ai corsi di lingue straniere oppure all'abbonamento allo stadio, al nido per i figli, agli elettrodomestici fino ai giochi on line e ai decoder. Non è chiaro se gli uomini di Befera potranno ficcare il naso anche nei titoli dei film acquistati con la pay per view, ma è chiaro quello che potrebbe succedere se lo strumento non sarà utilizzato con la dovuta cautela: un aumento dei comportamenti elusivi e dei pagamenti in nero per evitare inutili scocciature con l'Erario. UNO SPESOMETRO PER LA PA Anche perché mentre il fisco affila le armi della lotta all'evasione, continua a non vedersi all'orizzonte alcuna misura di alleggerimento per chi le tasse le paga. Al di là delle varie ipotesi di condono (annunciate e poi smentite) da inserire nel decreto sviluppo, che non possono davvero incoraggiare la correttezza tributaria, il Paese resta attanagliato da una pressione fiscale che non ha pari nel resto d'Europa. Secondo i dati diffusi ieri da Confcommercio in occasione degli Stati generali, la nostra tassazione è da 10 anni al di sopra della media Ue. Ed entro due anni, come spiega la Confesercenti, toccherà il livello record del 44,8%. «Dopo studi di settore, ricevute fiscali, scontrino fiscale, ecco il redditometro per il quale è lecito chiedersi se si trattava proprio di una decisione necessaria», commenta la Confesercenti, che si chiede, provocatoriamente, «quando verrà introdotto un redditometro degli sprechi pubblici». di Sandro Iacometti