Andreotti scherza con la morte "Ho una proroga dal Signore"
Voci di ricovero, poi la nota: "Non ho fretta di passare a miglior vita". Una sosta dal barbiere e via al suo ufficio in Senato
Ci ha beffati ancora una volta. Giulio Andreotti non è morto. Non ancora, per lo meno. E ieri ne ha dato la prova. Prima una rapida sosta dal barbiere, poi nel suo ufficio in Senato, a Palazzo Giustiniani, a leggere la corrispondenza e firmare qualche documento. Poi, per il pranzo, il rientro a casa. Anche se non c'è una conferma ufficiale, perché i commessi di Palazzo Madama si trincerano dietro un “no comment” e la sua segretaria è introvabile. «In questi giorni mi giungono voci insistenti su un mio ricovero per aggravamento di salute. Capisco che molti attendono un mio passaggio “a miglior vita”, ma io non ho fretta… Ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute, e in particolare il Signore per l'ulteriore proroga», ha detto il senatore a vita in una nota diffusa ieri e inviata al sito Dagospia. Facendo poi sapere di essersi recato, anche se per poco, al lavoro. Negli ultimi giorni le voci su un suo ricovero si erano fatte insistenti. «Andreotti sta molto male, è quasi in fin di vita, la notizia della morte arriverà da un momento all'altro…», si dice da tempo, con insistenza, nel Transatlantico di Montecitorio. E così tutti a chiedere a chi il senatore lo conosce da una vita. «Basta, non vi dico niente, mi state proprio scassando, comunque la situazione non è come dite voi…», è sbottato qualche giorno fa Paolo Cirino Pomicino in pieno Transatlantico. Ma i cronisti lo danno per certo: il divo Giulio, dopo una vita passata a “tirare a campare”, ora sta davvero per “tirare le cuoia”, per parafrasare la sua frase più celebre. E tutti i giornali hanno già pronto il loro “coccodrillo” d'autore sul sette volte presidente del consiglio. Però basta chiedere a Palazzo Madama per essere smentiti. «È vero che in Aula ultimamente non si vede spesso. E il suo scranno (con lo schienale curvato dalla gobba, ndr) è quasi sempre vuoto. Ma nel suo ufficio a Palazzo Giustiniani va spesso, a parte oggi (ieri, ndr), è stato visto che tre o quattro giorni fa. Certo, non si può dire che stia bene, ma nemmeno che sia in punto di morte…», raccontano da Palazzo Madama. Insomma, il politico più longevo e, per un lungo periodo, più potente della storia italiana, immortalato nel film “Il divo” di Paolo Sorrentino (con tanto di bacio a Totò Riina, che però, secondo le carte processuali, non è mai avvenuto), autore di freddure memorabili, scampato alle accuse per mafia e custode dei segreti più inconfessabili della prima repubblica, sta fregando tutti ancora una volta. Le sue condizioni, però, si sono aggravate rispetto a qualche mese fa. Oltre alla sua assenza nell'Aula senatoriale e nelle uscite pubbliche, lo dimostra anche il black out nelle dichiarazioni e nelle interviste. L'ultima risale addirittura a due anni fa, alla Radio Svizzera, in occasione dei suoi novant'anni. Intervista in cui ha regalato un'altra delle sue innumerevoli perle. «Io sono di statura media, ma se mi guardo intorno non vedo giganti», ha detto il divo Giulio alla cronista parlando della situazione politica. E pensare che solo nel 2006 era in ballo per diventare presidente del Senato, con il centrodestra che, per dare fastidio alla nuova maggioranza guidata da Romano Prodi, lo candida allo scranno più alto di Palazzo Madama. Alla fine la spuntò Franco Marini, ma Andreotti si fece comunque onore. Mentre nel 2008 l'Italia intera ha avuto la percezione della precarietà delle sue condizioni di salute, con un malore in diretta a Domenica in mentre veniva intervistato da Paola Perego. Ora siamo al 2011 e il divo Giulio, quasi novantaduenne, è ancora lì. Per «proroga del Signore». A prendersi gioco della morte. di Gianluca Roselli