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Berlusconi e le regole per la tv "Mai dare del tu al nemico"

Il Cav detta il vademecum ai suoi per i talk: scuotere il capo quando parla l'avversario, mostrare disappunto, scrivere appunti

Lucia Esposito
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Nelle trasmissioni televisive «mai dare del tu agli avversari»: poca confidenza per evitare l'effetto teatrino. «Contraddire sempre, anche con il linguaggio del corpo». Fare no no con la testa mentre parla un esponente del centrosinistra (che quasi sempre attacca l'operato del governo e rivendica i propri risultati), e poi non prestare mai troppa attenzione quando l'altro discetta e cerca di convincere i telespettatori a casa: piuttosto scriversi un appunto e concentrarsi su come rispondere. Colpo su colpo. Sempre determinati, e convinti dei propri ragionamenti. Fondatore di un impero mediatico, prima di diventare presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha approfittato del vertice con il gruppo del Pdl alla Camera per dire che qualche «errore di comunicazione è stato commesso». Il riferimento è, soprattutto, alle inchieste sulle cene nelle sue residenze private: «nulla di indecoroso, ma mi hanno rovinato l'immagine», fondamentale per uno come lui e per il partito. Ecco perché ha deciso di dare ai membri del Pdl due o tre regole per il perfetto partecipante al talk-show politico. Occhio, quindi, perché il capo vi guarda. Il Cavaliere ha citato il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Laura Ravetto, spiegando che durante la trasmissione di Gianluigi Paragone “L'Ultima Parola”, venerdì sera, «è stata bravissima, ma avrebbe dovuto scuotere maggiormente la testa. Quando parlava l'opposizione prestava troppa attenzione», ha osservato il premier. Gli argomenti sono importanti, ma bisogna che quelli del Pdl dissentano di più, o almeno mostrino il disaccordo anche con il movimento del corpo: occhi, bocca, modo di gesticolare. Piccole mosse precise, niente tic nervosi, ma minime astuzie che possono servire anche a essere inquadrati di più.  E poi si punta a una rivoluzione del piccolo schermo. Berlusconi lo dice chiaro. «Alcune trasmissioni sono allucinanti. Stiamo lavorando per cambiare il panorama dell'attuale televisione». Non c'è più Annozero di Michele Santoro, che ha divorziato dalla Rai, ma i suoi cloni non mancano. E Silvio deve pensare al 2013. di Brunella Bolloli vai al suo blog

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