Cerca
Cerca
+

"Voto nel 2013, cambio nome al Pdl"

Berlusconi ai suoi; "Urne? Prima le riforme, legge elettorale e giustizia. Più poteri al premier, i ministri mi ridono in faccia"

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Una riunione di capigruppo che è stata qualcosa di più. Un programma di rilancio, dell'Italia ma soprattutto del Pdl. Di fronte ai compagni di partito, il premier ha fatto autocritica, accusato, proposto non senza lanciare aperture all'Udc e ringraziare... Beppe Grillo. Quindi no alle elezioni anticipate, sì al cambio di nome, no a liste personali. E ancora: sì alla riforma della legge elettorale e a un sistema che dia più potere al presidente del consiglio. Una mattinata inziata con il caso Bankitalia ("Stiamo provvedendo" a inviare la lettera per la nomina del governatore, ha risposto Berlusconi ai cronisti prima di entrare alla Camera) e conclusa con l'annuncio della morte di Gheddafi ("Sic transit gloria mundi", ha commentato a caldo).  In mezzo, di tutto e di più. Innanzitutto, la grana Pdl: "Questo acronimo non comunica niente, non emoziona, non commuove. Chiediamoci se con largo anticipo rispetto alle elezioni del 2013 non sia il caso di cambiare nome ", ha detto ai suoi il Cav. Nessuna lista personale, per carità. E il nome nuovo non sarà "Forza Silvio". Bisogna decidere in fretta, ma non troppo. Perché le elezioni saranno nel 2013. "Mai ci è passata per la testa l'idea di andare alle elezioni anticipate. E' nostra assoluta convinzione che arriveremo al 2013 realizzando le riforme". Riforme in cantiere - L'elenco delle cose da fare è lungo. Innanzitutto, la riforma della legge elettorale. "Siamo disponibili ad approvare una modifica che renda inutile il referendum", "inserendola nella riforma dell'architettura dello Stato". Tra le opzioni, anche "l'introduzione delle preferenze". Ma in agenda c'è molto altro. "La riforma della giustizia, indispensabile per garantire la libertà dei cittadini", poi "la riforma del fisco con un codice fiscale unico per uscire dalla selva incomprensibile di norme che mette in difficoltà persino gli esperti", E, come detto, "la riforma dell'architettura istituzionale, perché così il premier non ha alcun potere". "Non è possibile - si è lamentato Berlusconi - che in uno stato moderno il premier non possa dimissionare i ministri", anzi, "questi possono ridere in faccia al presidente del Consiglio". Nuova tv - Il premier però fa anche autocritica: "So di aver mancato nella comunicazione negli ultimi tempi, ma è difficile parlare andando in certe trasmissioni che voi sapete". E per questo, dopo aver dato un consiglio agli uomini del Pdl in tv ("Per favore, non date mai del tu ai vostri avversari"), annuncia: "Alcune trasmissioni tv sono allucinanti: stiamo lavorando per cambiare il panorama dell'attuale televisione". Non sarà la riforma più importante, ma di certo fa effetto.

Dai blog