L'ultima beffa di Tremonti Cancellati i tagli alla Casta
Scandalo: il taglio degli stipendi pubblici si applica a tutti i dirigenti pubblici ma non a ministri e sottosegretari. Ci prendono in giro
L'ultima beffa di Tremonti: il taglio degli stipendi si applica a tutti i dirigenti pubblici tranne che a ministri e sottosegretari. E restituisce ai"poveri" esponenti della Casta quanto finora hanno sacrificato della loro generosa busta paga. Ecco cosa è successo: i ministri si restituiscono il contributo di solidarietà. Con un colpo di mano che, almeno fino a ieri, si era riusciti a far passare sotto silenzio, la Casta fa rientrare dalla finestra quanto era uscito dalla porta. All'impresa ci ha pensato una nota che chiarisce: il taglio del 5 per cento per i redditi sopra i 90mila euro e quello del 10 per cento per quelli sopra i 150mila euro vale sì per tutti i dirigenti della pubblica amministrazione, ma non vale per coloro i quali hanno un incarico politico e non sono titolari di un lavoro dipendente, cioè - come ha notato ieri il quotidiano economico ItaliaOggi - sottosegretari e ministri. Ai quali, pertanto, verrà prontamente restituito quanto tolto in precedenza nello stipendio di novembre. A svelare il “trucco” è stato il testo di un messaggio, datato 11 ottobre 2010, diffuso dalla direzione centrale dei sistemi informativi e dell'informazione del Ministero dell'Economia. Il documento mirava proprio a fare chiarezza sui calcoli della prevista decurtazione delle buste paga di ministri e sottosegretari. Le norme contenute nella manovra correttiva del 2010 (articolo 9, comma 2) avevano stabilito, infatti, che dal primo gennaio del 2011 al 31 dicembre del 2013 i trattamenti economici dei dipendenti (compresi i dirigenti delle amministrazioni pubbliche) sarebbero stati ridotti del 5 per cento per la parte superiore ai 90 mila euro lordi annui, e del 10 per cento per il quantitativo eccedente i 150 mila euro lordi. Nel messaggio partito poco più di una settimana fa dalle stanze del ministero di Via XX Settembre si precisa fra le altre cose che, sulla scorta delle indicazioni fornite dall'Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico (Igop) e dalla Ragioneria dello Stato, dall'applicazione della norma devono essere esclusi ministri e sottosegretari. Perché questa esclusione? Perché, spiegano i tecnici del Tesoro, «tale personale ricopre una carica politica e non è titolare di un rapporto di lavoro dipendente». Ecco pertanto che, a queste persone, sarà riconosciuto il rimborso di quanto finora trattenuto. E così a partire dal mese di novembre le buste paghe saranno più pingui. Attenzione però a non dimenticare che la maggior parte dei membri dell'attuale governo sono anche parlamentari eletti nella XVI legislatura e, come tali, percepiscono “solo” lo stipendio da onorevoli, maggiorato di 2mila e duecento euro se si tratta di sottosegretari, e di 2mila e settecento euro se si tratta di ministri. Per loro resta valida comunque la riduzione del 20 per cento sul reddito che ecceda i 90mila e di un altro 20 per cento sul reddito che superi i 150mila euro. Insomma, a conti fatti, gli unici che a novembre troveranno il rimborso in busta paga sono il ministro alla Salute Ferruccio Fazio e i tre sottosegretari Daniela Santanché, Bartolomeo Giachino e Nello Musumeci. I quattro ontinueranno a guadagnare 9mila euro netti come indennità mensile, cioè quanto guadagna un parlamentare che non abbia altri redditi.