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De Magistris contro Di Pietro: fascista come la legge Reale

Il sindaco di Napoli contro l'ex pm: non bisogna criminalizzare il dissenso, le leggi speciali sono un vecchio arnese

Lucia Esposito
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Di nuovo uno contro l'altro. Di qua il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, di là l'ex pm e suo primo sponsor politico (operazione di cui deve essersi pentito amaramente), Antonio Di Pietro. Questa volta a farli litigare è il dopo-manifestazione degli indignati, con gli scontri che hanno messo a ferro e fuoco Roma. Il leader dell'Idv, a caldo, sull'onda della rabbia per le devastazioni, aveva proposto una nuova legge Reale, insomma misure speciali, una stretta, per evitare si ripetano giornate come quella di sabato. Ieri De Magistris, sul Manifesto, gli ha risposto definendo la legge Reale «un vecchio arnese fascista», qualcosa che «non serve resuscitare». Non bisogna «criminalizzare il dissenso». Se mai, se qualcuno ha sbagliato, è «l'intelligence» che ha «sottovalutato la situazione». In tutta risposta Di Pietro ha convocato una conferenza stampa per presentare due disegni di legge, uno alla Camera dei deputati, uno identico al Senato. Nei due testi si prevedono pene più severe per le lesioni personali provocate ad un pubblico ufficiale in servizio di ordine durante manifestazioni pubbliche, il divieto delle attenuanti e della sospensione condizionale per i casi di danneggiamento aggravato, resistenza aggravata e lesioni personali a pubblico ufficiale, l'adozione di un sistema tipo “Daspo” che impedisca a soggetti ritenuti pericolosi di poter partecipare alle manifestazioni pubbliche autorizzate.  E poi maggiori dotazioni per le forze di polizia e per i magistrati. Ma nessuna riproposizione di leggi speciali, ha protestato l'ex pm: «Buttiamo nel cesso la legge Reale che non abbiamo alcuna intenzione di riesumare. Noi intendiamo riaffermare in primo luogo il diritto dei cittadini di   poter manifestare liberamente in modo pacifico, evitando che i provocatori entrino in azione, distruggendo il significato e i presupposti della protesta legittima». Quanto al dissenso,  «la libertà di manifestarlo si deve sposare alla sicurezza dei manifestanti e dei cittadini». Ma contro Di Pietro la polemica non si ferma. E viene tutta dall'opposizione. «Proporre nuove leggi speciali», dice Roberto Rao, Udc, «spesso è solo l'alibi per alimentare il populismo, come fa Di Pietro, o per smarcarsi dalle proprie responsabilità, come fa il Ministro dell'Interno». Lo attacca Bobo Craxi, definendolo «imbarazzante» per la sinistra: «Prima incita alla ribellione dopo aver vaticinato sinistre disgrazie, poi si mette alla testa della reazione invocando leggi di Polizia: legge Reale per una politica surreale. In ogni caso, una sinistra che ingloba il reazionario ed espelle il garantista non è certo degna di questo nome». Boccia le leggi speciali anche Pier Luigi Bersani: «Bisogna affinare la normativa per prevenire meglio, le forze dell'ordine devono essere equipaggiate meglio e non devono essere massacrate come è stato finora dal governo».  Mentre Anna Finocchiaro  giudica «utili» l'estensione del Daspo ai cortei e l'arresto in flagranza differita, ma esprime una «ostilità chiara» rispetto all'arresto preventivo. Del tutto contrari a qualsiasi tipo di ordinamento speciale, ma anche ai Daspo e all'arresto in flagranza differita, sono i Radicali:  «Le leggi speciali», dicono il segretario Mario Staderini e il senatore Mario Perduca, «sono incostituzionali, inutili e controproducenti». Il Daspo «è un provvedimento da Stato di polizia» e l'arresto in flagranza differita un «mostro giuridico». di Elisa Calessi

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