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Il Corriere scomunica Emma: rema contro la crescita

Confindustria, duro editoriale di Giavazzi: "Mille interessi che impediscono riforme. E ha bisogno di sindacati altrettanto forti"

Andrea Tempestini
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Anche il Corriere della Sera scomunica Confindustria. "Finora per la crescita ha fatto di più Sergio Marchionne, annunciando l'uscita di Fiat" dall'associazione degli industriali, esordisce nell'editoriale di prima pagina Francesco Giavazzi. Il punto è che, prosegue, "non è la mancanza di infrastrutture a impedirci di crescere - almeno non in primo luogo - ma i mille interessi particolari che da decenni impediscono le riforme. E Confindustria è uno di questi". Omologhi esteri - Il commento prosegue indicando come un omologo di Viale dell'Astronomia non esista né negli Stati Uniti né in gran Bretagna: "Sembra esistere soprattutto in Paesi ad alta disoccupazione".  Perché "un conto è la libertà di associazione, di proposta, di lobby", e un altro "è sedersi al tavolo con il governo per 'concertare' le leggi, contrattando dei 'do ut des' con la pretesa di avere il monopolio degli interessi di tutte imprese". "Politica per i gruppi di interesse" - Giavazzi prosegue nella sua analisi sottolineando come "finché Confindustria parteciperà al tavolo della concertazione, giustamente i sindacati nazionali reclameranno il diritto di sedersi anch'essi a quel tavolo". E qui il succo del ragionamento: "E le politiche continueranno a essere concertate non per il bene dei cittadini, ma dei gruppi di interesse che Confindustria e sindacati rappresentano". Come recita il titolo dell'editoriale, in Italia la "crescita è fermata da troppi monopoli". Lo scollamento dalle Pmi - Il Corriere poi si chiede: "Ma con quale credibilità (Ferrovie, Poste, Enel, Telecom, Eni, i big che comandano in Confindustria, ndr) rappresentano gli interessi delle mille piccole e medie imprese che tengono in piedi questo Paese?". La verità è che Viale dell'Astronomia è profondamente scollata dall'ossatura imprenditoriale del nostro Paese, il tessuto produttivo soffocato dalla grande crisi e dalla stretta del credito. L'articolo 8 - Nel mirino del quotidiano di via Solferino ci finisce poi la recente vicenda dell'articolo 8 dalla manovra finanziaria sugli accordi aziendali, che nelle previsioni del ministro Maurizio Sacconi avrebbero potuto slegarsi dai vincoli imposti dai contratti nazionali. Ma la versione dell'articolo 8 che è poi passata è spuria: possibile la contrattazione in deroga, ma - con la benedizione di Confindustria - richiede che l'accordo tra lavoratori e impresa sia negoziato e approvato da un sindacato nazionale (questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha spinto Sergio Marchionne a portare il Lingotto fuori dall'unione degli industriali). La conclusione - L'intesa tra Confindustria e sindacati, prosegue Giavazzi, "(è stata stretta) si dice per proteggere i lavoratori delle piccole imprese. Io penso che sia piuttosto per garantire la sopravvivenza dei sindacati nazionali". La stessa Confindustria, infatti, sta dalla loro parte. "Non credo perché abbia a cuore i lavoratori delle piccole aziende - si conclude l'editoriale -, ma perché un'associazione degli industriali si giustifica solo se vi sono dei sindacati nazionali altrettanto potenti".

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