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Van Gogh non si è suicidato "Gli ha sparato un 16enne"

La rivelazione di due studiosi: "La morte del pittore olandese? Un tragico gioco tra ragazzi ubriachi travestiti da cowboy"

Giulio Bucchi
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Fosse vero, sarebbe un colpo di scena per la storia dell'arte e non solo. Vincent van Gogh non si sarebbe suicidato ma sarebbe stato ucciso accidentalmente da due ragazzi di buona famiglia che amavano giocare ai cowboy e ubriacarsi insieme all'artista olandese, simbolo del genio associato a sregolatezza, follia e depressione. Ad affermarlo sono Steven Naifeh e Gregory White Smith, autori premi Pulitzer che hanno appena pubblicato una monumentale opera sullo stesso van Gogh. Nel volume, frutto di oltre 10 anni di ricerche e definito da Leo Jansen, curatore presso il van Gogh Museum di Amsterdam, "la biografia definitiva dei prossimi decenni" viene passata al vaglio ogni lettera scritta dall'artista (circa un migliaio)  e ricostruita la sua formazione pisco-culturale. Naifeh e White Smith sottolineano come la famiglia del pittore cercò d'internarlo in un manicomio ben prima che van Gogh si facesse internare di sua spontanea volontà. Le manie dell'artista sarebbero legate a una forma di epilessia. Il colpo grosso però arriva con la morte di Vincent. Il colpo fatale sarebbe stato esploso da Renè Secrètan, 16enne di buona famiglia in villeggiatura a Auvers-sur-Oise abituato ad indossare un costume da cowboy e portare con sé una pistola di piccolo calibro, 380. "Era risaputo che questi adolescenti andassero a bere qualcosa con van Gogh - spiega Naifeh -. Riassumendo: ci sono un paio di ragazzi con una pistola mezza rotta, uno di questi ama giocare ai cowboy, e tutti e tre con ogni probabilità hanno alzato un po' troppo il gomito". Nessun suicidio, dunque. Se avesse voluto davvero ammazzarsi, sottolineano gli studiosi, avrebbe fatto meglio a spararsi in testa. Invece si trascina fino a casa e muore 30 ore dopo. Quando gli chiedono se avesse tentato di suicidarsi lui risponde 'direi di sì'. In realtà si prende la colpa per non mettere nei guai Gaston e Renè. "Quello di van Gogh fu un atto di generosità", dichiara al Times Steven Naifeh. Altro che pazzia.

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