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Tempi duri per le maggiorate: arriva la tassa sul ritocchino

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Il governo inglese vuole tassare al 20% gli inteventi di chirurgia estetica. Scoppia la protesta di medici e clienti

Giulio Bucchi
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Se un tempo la bellezza era un dono di pochi, oggi grazie alla chirurgia plastica è diventata una realtà accessibile a molti. Ma attenzione perchè la perfezione estetica potrebbe presto tornare un privilegio raro. Il motivo? E' molto semplice e si chiama 'boob tax' (che può essere tradotto come 'tassa sulla tetta'). E così, secondo una proposta della HM Revenue & Customs, l'Agenzia delle Entrate d'Oltremanica, chi vorrà sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica senza che ve ne sia necessità medica, dovrà pagare il 20% di Iva. Per fare un esempio su tutti, il costo medio di un intervento di mastoplastica (il più diffuso) passerà da 5 a 6 mila sterline. Il fisco inglese prevede in questo modo di incassare oltre 500 milioni di pound. La protesta - I chirurghi estetici britannici sono già sul piede di guerra. "La proposta dell'HMRC è potenzialmente dannosa per per molti pazienti" s'infuria Fazel Fatah, presidente dell'Associazione britannica di chirurgia estetica "perché scorda che ogni cura estetica ha uno scopo medico, cioè quello di stare meglio con se stessi". Le furia delle siliconate - Ma non sono solo i medici ad essere contrari alla nuova tassa. Anche i clienti si ribellano: "Non mi piace l'idea che il governo pensi di pagare i debiti con i soldi della chirurgia cosmetica, penalizzando così le persone che vogliono essere più belle". Commenta così, sulle pagine del Daily Express, Imogen Thomas, il cui seno finto, taglia XL, ha fatto girare la testa fra gli altri anche al calciatore del Manchester United, Ryan Giggs. Ma l'HMRC difende la 'boob tax', sostenendo che si tratta semplicemente della chiarificazione di una norma precedente e contenuta in un documento del 2007 che stabiliva che "la chirurgia estetica può essere tassata con l'IVA, anche se ogni caso va discusso singolarmente".

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