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Bagnasco accetta la sfida: benedice i cattolici in politica

Il presidente della Cei a Todi difende la laicità dello Stato ma dice: errore non risconoscere la dimensione pubblica della religione

Lucia Esposito
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LIl presidente della Cei Angelo Bagnasco, aprendo i lavori del Forum delle associazione cattoliche a Todi, spiega che mon c'e' motivo di temere per la laicita' dello Stato. Il principio di laicita' inteso 'come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica - ma non da quella morale - e' un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà". Un'affermazione che, letta alla luce dell'editoriale di oggi del Corriere della Sera, suona come una risposta al direttore Ferruccio de Bortoli. "La religione non puo' essere negata e non riconoscerne la dimensione pubblica e' un grave errore'' aggiunge. ''La Chiesa non cerca privilegi, ne' vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione''.I cristiani,''sono diventati nella società civile massa critica,capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune''.    Le violenze di Roma Il nostro animo - ha detto Bagnasco - e' ancora segnato da quanto e' accaduto sabato scorso a Roma, e non possiamo non esprimere la nostra totale esecrazione per la violenza organizzata da facinorosi che hanno turbato molti che intendevano manifestare in modo pacifico le loro preoccupazioni''.''Alle Forze dell'ordine - ha aggiunto il porporato - va la nostra rinnovata gratitudine e stima per il loro servizio, che presiede lo svolgimento sicuro ed ordinato della vita del Paese''.«Quanto più le difficoltà culturali e sociali sono gravi, i cattolici non possono tacere. I fedeli  laici -assicura- sanno che è loro dovere lavorare per il giusto ordine sociale, anzi è un debito di servizio che hanno verso il mondo». Proprio nel momento in cui la situazione si fa più difficile, per il presidente dei vescovi italiani, «i cristiani si sentono chiamati in causa per portare il loro contributo specifico, chiaro e deciso, senza complessi di sorta e senza diluizioni ingiustificabili: l'uomo -spiega- non è un prodotto della cultura, come si vuole accreditare; e la società non è il demiurgo che si compiace di elargirgli questo o quel riconoscimento, secondo convenienze economiche, schemi ideologici o dinamiche maggioritarie». In particolare, osserva il presidente della Conferenza episcopale italiana, «oggi l'attenzione generale è puntata, con ragione, ai grandi problemi del lavoro, dell'economia, della politica, della solidarietà e della pace». Si tratta, riconosce Bagnasco, di «problemi che oggi attanagliano pesantemente persone, famiglie e collettività, specialmente i giovani. La sensibilità e la presenza costante della Chiesa sul versante dell'etica sociale è sotto gli occhi di tutti e nessuno la può onestamente negare».

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