Le frizioni nel Carroccio: giallo sulla lista dei '47'
Tra i leghisti circolerebbe un documento con i nomi dei militanti che rischiano l'espulsione. Ci sarebbe Maroni. Lunedì la resa dei conti?
Umberto Bossi si dice pronto al voto: una via di fuga (a cui penserebbe anche Silvio Berlusconi) per quietare i malumori nella Lega Nord, che con il richiamo delle urne si ricompatterebbe. La verità, però, è che il Carroccio è spaccato tra i malumori dei maldipancisti, i fedeli al cosiddetto 'cerchio magico' bossiano e la frangia che ha come punto di riferimento il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Uno dei punti più bui raggiunti nella storia del partito risale al congresso di Varese dello scorso fine settimana, con l'imposizione del candidato di Bossi e la censura del documento che avrebbe dovuto leggere Stefano Candiani, segretario provinciale uscente e vicino al titolare del Viminale. La lista dei 'quarantasette' - Secondo quanto riportato dal quotidiano L'Unità, nel Carroccio da una settimana - quella che ha seguito il congresso incriminato - circolerebbe una lista che riporta i nomi di 47 militanti di area maroniana, che rischierebbero l'espulsione per aver dato vita alle violente contestazioni della scorsa domenica. Nella lista ci sarebbero i nomi di diversi sindaci, tra cui quello di Attilio Fontana, primo cittadino di Varese. A complicare il quadro ci si mette 'Terra Insubre', un'associazione imperniata sulle tradizioni celtiche a cui apparterrebbero i quarantasette. All'associazione aderisce anche Maroni. Però una delibera del consiglio federale del Carroccio proibirebbe ai militanti leghisti l'iscrizione al movimento. Questo fatto si potrebbe trasformare in un'arma potentissima impugnata dal neo-segretario varesino Maurilio Canton, dal cerchio magico e da Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera. I cosiddetti 'cerchisti', in un consiglio federale convocato lunedì, vorrebbero rinfacciare a Maroni la sua iscrizione - proibita - a 'Terra Insubre'. Il ministro dovrebbe rinnegare il gruppo. La conseguenza potrebbe essere un profondo strappo nel partito, sempre più polarizzato tra bossiani e maroniani.