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L'ultima idea di Maroni: un passo 'a lato' del Cav per spiazzare la sinistra

Una mossa che secondo il dirigente leghista "spiazzerebbe le opposizione " e che consentirebbe a Silvio di "dare il meglio di sè"

Costanza Signorelli
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Se l'opposizione non fa altro che invocare le "dimissioni" del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per poi dividersi sul dopo tra governi tecnici e elezioni anticipate, i più vicini al premier spingono per "resitere" e giocare fino in fondo la sfida, concludendo la legislatura. Se dunque "elezioni anticipate" o "fine mandato" sembra diventare sempre più un bivio obbligato, c'è un politico che presenta una terza via: "Il passo di lato". Che non è un "passo indietro" perché chi propone questa strada, il Cav lo conosce bene e sa che per uno come lui lui le dimissioni sono una soluzione impraticabile e una parola impronunciabile. L'idea è del leghista Roberto Maroni ed è riassumibile in un concetto tutto berlusconiano: "Un'operazione lampo che mira a prevenire e anticipare i tempi". Il passo di lato - Secondo il dirigente della Lega, si sussurra, con Angelino Alfano a Palazzo Chigi, il Cavaliere sarebbe nelle condizioni di tornare ad essere un leader politico "che è il ruolo dove ha sempre dato il meglio di sè". Ecco a cosa servirebbe quel "passo di lato" di Berlusconi: prevenire e anticipare il gioco, consentendo a Silvio di condurlo, evitare un eventuale "passo indietro" coatto e affidargli ancora il primato dell'alleanza. Ultimo ma non  meno importante metterebbe con le spalle al muro i centristi e tenedo ancora in pugno il suo partito, bloccherebbe le spinte centrifughe nel Pdl già minato nella sua unità dalla richiesta delle primarie. Fino al 2013 - Ma l'idea del Cav è un'altra. Nonostante una maggiornza parlamentare risicata e sempre più instabile, il premier ritiene che se "Prodi è riuscito a reggere per due anni con un solo voto di scarto al Senato, noi possiamo andare avanti per diciotto mesi con dieci voti di vantaggio alla Camera". Il tempo necessario per "costringere Casini all'intesa" con la candidatuira di Alfano a Palazzo Chigi e soprattutto con una legge elettorale che faccia piazza pulita di opzioni terzopoliste". Una ipotesi ai limiti dell'azzardo ma di cui il premier è certo.

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