Ecco il piano di Silvio e Umberto Subito lo sprint, poi il voto
Ora avanti col programma. Ma le urne non sono escluse. Bossi: "Decido io quando il governo cado". Ma Silvio sarà consenziente
Dopo il voto di fiducia, avanti tutta con il programma di governo. E' questa l'intenzione di Silvio Berlusconi. Però il voto anticipato non viene escluso. Anzi, è molto più di un'ipotesi. Tra i palazzi della politica, infatti, si sussurra che sia sempre più concreta la possibilità di tornare alle urne la prossima primavera. E l'ipotesi non dispiace nemmeno a Umberto Bossi. Il leader leghista subito dopo la fiducia ha ruggito: "Questo governo cade quando lo decido io". Sarebbe meglio dire, però, "quando lo decidiamo noi". Al Senatùr, nel "noi", si aggiunge proprio il Cavaliere. Qui Berlusconi - Secondo alcuni boatos uditi a Montecitorio, Berlusconi addirittura auspica la caduta del governo. Tanto che venerdì uno dei deputati dei responsabili, durante il voto di fiducia, confidava: "Lui quasi spera che i radicali non si presentino in aula e manchi il numero legale". Poi i radicali sono arrivati, e in verità non sono nemmeno stati decisivi per il raggiungimento del numero legale. Per convincere la truppa radicale pare che il premier abbia usato il tema delle carceri: avrebbe iniziato a ragionare sulla possibilità di un'amnistia, invocata da Beltrandi e dagli altri radicali giovedì nel dibattito che ha preceduto il voto di fiducia. L'avvicinamento tra Cav e radicali, però, non sarebbe da vedere come un tentativo di allargamento della maggiornza. Piuttosto è la bozza del nuovo 'partito dei quarantenni', a cui Silvio sta lavorando. Resta ancora il mistero sul nome (si parla di un Forza Italia 2.0 oppure di Italia per sempre), ma le linee programmatiche sono chiare: pacchetto di riforme istituzionali che comprenda il taglio dei parlamentari e dei costi della politica. In questo modo Berlusconi cerca di arginare l'emorragia di voti che si abbatte sul centrodestra, e le urne sarebbero una perfetta occasione per testare la nuova avventura. Qui Bossi - C'è poi il fronte Bossi. Come accennato il Senatùr afferma di avere in mano le redini e i destini di questa legislatura. Ha spiegato che il governo franerà quando lui darà l'ordine. Vero, in quanto senza la Lega Nord la maggioranza è spacciata. Ma il Carroccio, senza Pdl, è altrettanto spacciato. Così, in un quadro complesso a cui si devono aggiungere i forti malumori della base leghista e la 'caduta voti' che sta fronteggiando anche il Carroccio, lo stesso Bossi pensa alle elezioni. Il punto è la Lega ha una fifa blu di una riforma elettorale che potrebbe comprimerne l'influenza politica: meglio far cadere tutto prima di una revisione e andare alle urne con il vecchio sistema. Per questo il destino del governo sembra già scritto: avanti per un po', ma non fino al 2013. Si voterà nel 2012. Bossi e Berlusconi, nonostante tutto, sono ancora alleati fedeli. E la storia politica ha voluto che, oggi, entrambi debbano affrontare una crisi di consenso e di popolarità. Così, tutti e due convinti pur sulla base di differenti considerazioni della necessità di anadre al voto, cercano di individuare il momento propizio per far calare il sipario su questo esecutivo. Cercano insieme il pretesto con cui salvare voti e ricompattarsi verso una nuova avventura elettorale. C'è da essere sicuri che, nonostante i proclama del Senatùr, il 'grande passo' verrà fatto insieme. Il governo probabilmente non arriverà al 2013, ma quando verrà scritta la parola fine Berlusconi sarà consenziente.