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Pannella seppellisce il Pd: "Stanno andando in malora"

Intervista al leader radicale. Marco recita il de profundis: "Nel partito possono scegliere mille strade, senza sfocio"

Andrea Tempestini
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Pannella, pare di capire che il Pd vi voglia cacciare. «Non hai capito un cazzo». Oddio, Bersani dice che adesso ognuno va per la propria strada: le cose non sembrano andare benissimo... «E come può andare bene al povero Pd? Hanno l'imbarazzo della scelta tra decine di strade, tutte senza sfocio». Perché? «Perché l'ultimo ex comunista con disegni riformatori seri e “democratici” è stato Occhetto». Figuriamoci. E dopo? «Dopo ci sono stati solo “buoni a niente” contro “capaci davvero, ma davvero di tutto”. Risultato: doppio zero. Cifra buona solo per la farina abruzzese. Ma in politica vuol dire il vuoto». Resta il fatto che lo strappo di oggi non ha rasserenato il clima. «Noi eravamo gli unici in Aula, in omaggio alla legalità e alla democrazia. Assenti e presenti omaggiavano cose apparentemente contrapposte, ma in realtà partitocratiche, di regime». Saranno pure stati assenti, però restano quelli che vi hanno portato in Parlamento... «Loro non ci hanno portato in nessun posto, nemmeno in malora come loro sono andati e stanno andando. Accadde che loro - dal loro elegante loft - sperarono che, come tutto il resto della sinistra, non saremmo tornati alla Camera grazie alla legge Veltrusconi che il caro Silvio aveva loro regalato per condiscendenza. Sperarono fino alla fine che ci saremmo rassegnati a scomparire visto che loro, elegantissimi gagà del loft, davano il monopolio dell'alleanza all'ottimo Di Pietro». E invece? «E invece noi accettammo sino alla fine l'oltraggio di offerte alle quali eravamo costretti, visto che solo la nostra Rosa nel pugno aveva permesso alla loro Unione di battere, come coalizione, Berlusconi». E perché lo faceste? «Perché noi, forti della nostra storia e della nostra identità, accettammo il ricatto di questi poveri strateghi dei ricatti: tardo-comunisti con qualche tardo demo-anticristiano aggregato. Alla fine, loro hanno dovuto accettare che noi fossimo presenti in questa legislatura. Ora vedremo se a continuare ancora il miracolo della centenaria storia liberale, laica e democratica saremo noi o loro». Previsioni? «Ho l'impressione che qualche crisantemo possiamo già iniziare a coltivarlo, per portarlo a festeggiare il loro turno di trionfi partitocratici. Noi siamo democratici, non come almeno due terzi dei loro compagni di base e come almeno la metà dei seguaci dell'ex partito liberale di massa anti-partitocratico». Ce l'ha con Berlusconi? «Sì, perché fino al '96 Berlusconi si era schierato con noi e con i nostri referendum. Con la Fininvest, che negli anni '80 era stata la maggiore voce di libertà, come la stampa diretta da Montanelli». Ma voi la fiducia al governo la votate oppure no? «Ci comporteremo come abbiamo sempre fatto, senza eccezioni. Da nemici della partitocrazia, liberali, democratici, federalisti e transnazionali. Capaci di rispondere persino da “liberisti” agli indignados di Wall Street e, spero presto, d'Arabia Saudita e di Pechino». Lo speriamo tutti. Però non ha risposto: fiducia sì o fiducia no? «Ci sono almeno dieci eletti nel Pd che voterebbero la fiducia anche a Gheddafi. Da parte nostra no». intervista di Marco Gorra

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