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E Sciaboletta Scajola gode: "Serve un Berlusconi bis"

Dopo l'incontro a Palazzo Grazioli invoca l'asse con l'Udc. Ma dopo la "chiacchierata tra amici" non vota: un altro sgambetto

Andrea Tempestini
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Uno scajoliano di ferro la chiama «la sindrome della pietra di tufo». Il Pdl in questo momento è così, dice. Perché «come il tufo si assottiglia, si lima, prende il vento ed è un lento graduale piegarci su noi stessi. Così non va. Dobbiamo rialzarci». Lo dimostra anche il voto di ieri: troppi assenti nella maggioranza, il governo sotto a causa del «fuoco amico». E guarda caso proprio Claudio Scajola arrivato un minuto dopo la votazione. L'ex ministro era a colloquio dal premier a Palazzo Grazioli. Un faccia a faccia schietto, durato tre ore, ma senza soluzione. I nodi restano. Le tensioni non sono superate. I due si vedranno ancora. Uno (Scajola) preme per la rivoluzione nel partito, per tornare allo spirito del 2008, alla grande casa dei moderati allargando la coalizione all'Udc e a tutti coloro che sono alternativi alla sinistra (quindi il Terzo Polo al completo). L'altro (Berlusconi) frena. Assicura che ci sarà una sferzata sull'economia. Offre all'ex un posto al governo: Claudio voglio che tu faccia il mio ministro. No, Silvio. Non sono qui a chiedere poltrone, ma a darti una svegliata. Altrimenti precipitiamo. La richiesta è quella di un Berlusconi-bis, il premier decida chi vuole, Gianni Letta ancora una volta è il nome più accreditato. Pare che il Cavaliere sia rimasto molto colpito dalla fermezza dell'altro, soprattutto in tema economico, tanto da dirgli: stai usando gli stessi argomenti che usa mio figlio Luigi.   «Il premier non deve fare un passo indietro», spiega l'onorevole Paolo Russo, uno dei più vicini a Scajola, «semmai due passi in avanti. Berlusconi torni a fare il Berlusconi, quello che sa fare meglio e che ha portato il centrodestra alla vittoria. Ma ci faccia uscire da questo immobilismo». Il premier, però, prende tempo. Nulla di fatto, qundi, anche se la versione ufficiale di Scajola è la seguente: non parlo mai di incontri privati, dico che è stata una chiacchierata tra amici. Da una parte Silvio, dall'altra Claudio, che si conoscono da sempre e insieme hanno costruito Forza Italia, con il potente ex sindaco di Imperia a capo dell'organizzazione nazionale del partito, prima di diventare ministro.  Adesso è a lui, soprannominato “Sciaboletta” per la lama affilata che sa estrarre, che si guarda con attenzione: insieme a Beppe Pisanu, con cui si è incontrato anche ieri sera, al sindaco Alemanno, al governatore lombardo Formigoni, sta creando una “fronda” interna più problematica delle opposizioni. Sarà per questo che Berlusconi l'ha voluto subito sondare per capire fino a che punto vuole arrivare. Con Claudio me la vedo io. So che non mi tradirà. In Aula, però, Scajola non c'era e il governo è andato sotto. Assenti anche alcuni dei Responsabili, tra cui Domenico Scilipoti e Francesco Pionati. Ignazio Abrignani, altro scajoliano doc, se la prende con Tremonti: «Quando un ministro ha un suo provvedimento in Aula, ha il dovere di essere presente. Scajola era in ritardo, ma non c'è nessuna dietrologia». Eppure il clima nel Pdl è talmente teso da fare tornare in pista l'ipotesi del gruppo autonomo. Vi potrebbero confluire i Cristiano Popolari di Mario Baccini, qualche Responsabile scontento, Santo Versace, appena passato al Misto, mentre in Senato bastano dieci. «Ma Claudio non tradirà», assicurano i suoi, «c'è un documento, ma nulla di segreto. Prima o poi lo tireremo fuori, ogni nostro passo sarà alla luce del sole». di Brunella Bolloli

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