Arricchiti I fan pagano Santoro più della Rai Così Michele rischia di finanziare pure il Cav
Il teletribuno ha già raccolto dai suoi sostenitori 300mila euro. Così si produrrà il programma e si pagherà il lauto compenso
Michele Santoro è un uomo fortunato. Ha fatto prima a raccogliere i soldi che a mettere in regola l'associazione Servizio Pubblico di Giulia Innocenzi che avrebbe dovuto raccogliere le donazioni per la nuova avventura televisiva. A ieri c'erano in poche ore più di 300 mila euro raccolti con il sistema pay-pal grazie a donazioni di fans in genere da 10 euro ciascuno. Qualche soldarello deve essere arrivato pure sul conto corrente della Banca di credito cooperativo di Roma - direzione generale di via Sardegna. In tutto servivano per chiudere l'aumento di capitale della Zerostudio's srl che produrrà il programma, 495 mila euro e l'obiettivo è praticamente raggiunto. Con quella cifra potranno avere il 26% circa della società della nuova tv e pagheranno buona parte del prezzo stabilito per Santoro conduttore: 810 mila euro, più di quello che lo valutava la Rai. Come nel tele-voto dunque entro fine settimana si chiederà ai volenterosi santorini di chiudere le donazioni. Perché ogni euro in più del dovuto potrebbe rappresentare un problema fiscale, e naturalmente tutto vorrebbero i donatori meno che regalare al governo 2 euro e 75 centesimi ogni 10 versati, come potrebbero rischiare di fare. Qualche perplessità fra i fan è nata al momento di fare le donazioni. Il sito messo in piedi in fretta e furia dalla associazione Servizio Pubblico indica più canali per donare. On line ci sarebbe quello pay-pal o quello delle carte di credito. Siccome funziona solo il primo, tutte le donazioni in rete passano da lì. Al momento di fare il pagamento però si scopre che il beneficiario non è l'associazione, ma l'Editoriale Il Fatto spa, sia pure con la causale «per servizio pubblico». Il passaggio un po' tortuoso non è stato spiegato ai donatori, ma ha ragioni squisitamente tecniche: la società editrice de Il Fatto aveva un conto pay-pal che l'associazione non possedeva, e poi grazie a un contratto stipulato girerà le donazioni all'effettivo beneficiario. D'altra parte Il Fatto è l'azionista che ha messo più soldi nell'avventura televisiva: 350 mila euro attraverso quattro assegni (3 da centomila e uno da 50 mila) per avere il 23,41%. Santoro e la moglie hanno azioni invece che pesano di più e al momento assicurano la maggioranza del capitale, ma sono costate assai meno: 100 mila euro per avere il 66,88%. Altri 100 mila euro ha versato la Videa di Sandro Parenzo per avere il 6,69% e infine 45 mila euro sono stati messi dalla professoressa Maria Fibbi per avere il 3,01%. Nell'aumento di capitale della Zerostudio's srl sono restate non sottoscritte 49.500 azioni (con sovrapprezzo di 9 euro ad azione e un valore quindi di 495 mila euro). I diritti sono in mano a Santoro e la moglie, che però li gireranno alla associazione Servizio pubblico in cambio di quei 495 euro. Alla fine Santoro e signora avranno comunque in mano il 52,63% della società, avendo pagato le azioni un decimo degli altri soci. Perché loro ci mettono il valore aggiunto, che è appunto Santoro stesso (la società non era operativa quindi non ha avviamento da considerare). Un valore monetizzato in 810 mila euro, il sovrapprezzo pagato da tutti gli altri: 9 euro per 90 mila azioni. Resta l'incognita sulla raccolta abbondante dei donazioni: se arriveranno più dei 495 euro necessari, i soldi se li dovrà tenere l'associazione, tradendo lo spirito di quei versamenti, legati alla nuova tv di Santoro. Se il surplus però sarà versato come contributo a Zerostudio's, dovrà essere tassato come reddito di impresa. E quindi finanziando Santoro si rischierà di finanziare anche al 27,5% il governo Berlusconi. di Fosca Bincher