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Pure Bossi assente alla Camera Intercettazioni, stop della Lega

Poco prima della debacle della maggioranza altolà Carroccio al testo. Slitta discussione. Reguzzoni: "Le priorità sono differenti"

Andrea Tempestini
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Il prossimo banco di prova per il governo - dopo lo scivolone sul disegno di legge di assestamento di bilancio che, con l'imboscata di Tremonti, ha per la maggioranza l'impatto di un terremoto - arriverà ancora a Montecitorio, dove domani, mercoledì 12 ottobre, era in programma il voto sul ddl intercettazioni. Ma la consultazione non ci sarà. La decisione è stata ufficializzata dal capogruppo Fabrizio Cicchitto che ha spiegato ai cronisti che l'esame del ddl "sarà rinviato". Remoto, se non impossibile a questo punto, il ricorso al voto di fiducia per blindare il provvedimento. L'altolà del Carroccio - Un netto stop è arrivato anche dalla Lega Nord. Per inciso, proprio come Tremonti, anche il Senatùr non era in aula al momento del voto che sta facendo tremare il governo: si è giustificato spiegando che è stato trattenuto dai giornalisti."Noi - aveva spiegato il capogruppo alla Camera del Carroccio, Marco Reguzzoni, sul ddl intercettazioni - siamo per una legge equilibrata che tuteli la privacy dei cittadini, e per questa ragione auspichiamo un'intesa. Ma a noi della Lega interessano le misure concrete, come l'autorizzazione del ministro dei Trasporti alla Singapore airlines, che ha chiesto di utilizzare Malpensa come hub. Autorizzazione che il ministro Matteoli dovrebbe dare ma che, non si capisce per quale motivo, ancora non è arrivata. Non è una cosa da poco - ha concluso Reguzzoni - perché parliamo di centinaia di posti di lavoro e di lavoro e di un giro d'affari importante per il Nord". Sintesi impossibile - Il punto è che Pdl, Lega e Responsabili stanno cercando da giorni di trovare un'intesa con il Terzo Polo sulle intercettazioni. Ma nonostante l'impegno 24 ore su 24 del relatore Enrico Costa l'intesa non è ancora stata trovata. "Se in due anni e mezzo non si era trovata una mediazione e se la mediazione che si era trovata non è piaciuta, non capisco come in due giorni e mezzo si possa trovare una mediazione", aveva detto domenica scorsa il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno (Fli) e in effetti le sirene del centrodestra non hanno attratto i centristi, nonostante Costa continui a difendere il nuovo testo, definendolo "più avanzato rispetto a quello elaborato da Bongiorno". Malumori interni - Anche nel Pdl i pareri non sono concordi. A dividere, soprattutto se e in quale misura fissare delle sanzioni per i giornalisti che pubblicano intercettazioni. Tra i più duri e intransigenti Manlio Contento e Maurizio Paniz (carcere per chi trasgredisce), Costa cerca il compromesso mentre Gaetano Pecorella, Luciano Sardelli il ministro della Giustizia Nitto Palma si sono detti apertamenti contrari.

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