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Corte dei Conti: "Subito la patrimoniale"

Stop della magistratura contabile a riforma fiscale: "Non c'è copertura. Servono nuove fonti gettito senza toccare lavoro e imprese"

Andrea Tempestini
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Altolà alla riforma fiscale. Lo stop arriva dalla Corte dei Conti, l'organo istituzionale deputato a vigiliare sui conti dello Stato: "Non c'è la copertura", spiega la magistratura contabile. Gli esiti della riforma fiscale, sottolinea il presidente Luigi Giampaolino, "sono incerti" perché oggi i suoi obiettivi devono "coesistere con più ristretti spazi di manovra". Il giudizio di Giampolino è arrivato nel corso dell'audizione sul ddl delega per la riforma fiscale in commissione Finanze alla Camera. In particolare, ha spiegato il presidente, le incertezze derivano dalle decisioni "assunte d'urgenza per fronteggiare le recenti turbolenze economiche". Derivano ovvero dalla manovra. Se si stringono i cordoni della borsa-Stato, spiega la Corte dei Conti, è più arduo percorrere la strada della riforma fiscale. Un assist (involontario?) in favore della tanto vituperata patrimoniale, osteggiata - chi più, chi meno - quasi da tutti, ma che continua ad aleggiare come possibilità sempre più concreta. Patrimoniale, extrema ratio - Lo scontro nella maggioranza prosegue ormai da settimane, forse da mesi: tra il premier Silvio Berlusconi e il superministro Giulio Tremonti, accusato dal Cavaliere di non voler estrarre dal cilindro i soldi necessari per la ripresa, il duello è sempre più aspro. Anche il decreto sviluppo, secondo Berlusconi, rischia di essere eccessivamente depotenziato dalle ristrettezze che il titolare del ministero dell'Economia vuole imporre. Così, come extrema ratio, il premier non può ancora escludere una mini-patrimoniale per trovare un po' di liquidità: secondo le ultimi voci circolate, il prelievo - che troverebbe diritto di cittadinanza proprio nel decreto sviluppo - equivarrebbe al 5 per mille per quel che concerne l'aliquota massima. La patrimoniale, inoltre, sarebbe digerita con più semplicità dalla Lega Nord, contraria all'ipotesi del doppio condono (fiscale ed edilizio). Dunque, in questo contesto, il richiamo della Corte dei Conti sembra essere in grado di far schizzare verso l'alto le possibilità che si ricorra a un prelievo sul patrimonio. "Esplorare fonti di gettito nuove" - Ancora, la Corte dei conti, spiega che le "incertezze" che gravano sulla copertura del ddl delega per la riforma fiscale rendono "necessario esplorare le fonti di gettito nuove, in direzione di basi imponibili personali o reali che non insistano sul lavoro e sulle imprese" (anche in questa frase, senza nemmeno troppa malizia, si può leggere un lampante invito alla patrimoniale). In particolare, Lugi Giampolino sottolinea le incertezze legate alla "praticabilità di una riforma complessiva del sistema di prelievo, in assenza di una concreta identificazione di necessari mezzi di copertura". La magistratura contabile, inoltre, aggiunge che "pur nella genericità e nell'indeterminatezza di gran parte dei criteri direttivi, conserva la sua attualità negli obiettivi di riforma del sistema tributario, in linea con le esigenze di ripresa". Giampaolino, infine, ricorda gli effetti finanziari che sono legati alla delega, ovvero la clausola di salvaguardia, e sottolinea l'esigenza di approvare "in tempi stringenti" il ddl delega e i relativi decreti attuativi "per impedire che risulti inevitabile l'attivazione della clausola di salvaguardia del taglio automatico e lineare delle agevolazioni".

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