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Ecco come Merkel e Sarkozy frenano l'Italia

L'intervento del ministro Frattini contro i bilaterali franco-tedeschi è il primo passo per riportare la discussione a Bruxelles

Lucia Esposito
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La domanda globale è in contrazione e potrebbe restare bassa nel 2012. La combinazione tra meno export e tagli per ottenere il pareggio di bilancio nel 2013 manderà l'Italia in recessione, nonostante i buoni dati sulla produzione industriale (+4,3%) Ha senso mantenere inalterato il calendario del rigore in uno scenario di minor traino economico esterno e mandare l'Italia in recessione mentre la si potrebbe evitare posponendo l'obiettivo del deficit zero  pur mantenendo l'impegno? Sarebbe una pericolosa fesseria applicare il rigore senza tener conto degli andamenti reali dell'economia. Il governo sta studiando misure di sviluppo. Ma difficilmente saranno sufficienti ad invertire la tendenza recessiva. Il governo non ha forza, e forse nemmeno lucidità sufficiente, per avviare detassazioni e cambiamenti di modello con effetti stimolativi. Anche se la avesse, tali cambiamenti richiedono anni per essere attuati. Dopo non essere riuscito ad ottenere l'europeizzazione del debito nazionale, dopo aver dimostrato l'incapacità di ridurre il debito stesso via finanziarizzazione  del patrimonio,  può solo cercare di rinegoziare l'agenda di rigore imposta dall'esterno. Ma l'enorme debito e la gestione incompetente della politica economica hanno tolto la sovranità economica all'Italia. Ormai Germania e Bce, poiché veri garanti del debito italiano, governano dall'esterno la nostra politica economica. Questi insistono nell'imporci un'agenda di rigore scollegata dalla realtà e controproducente. Il mercato vede con terrore l'effetto dell'applicazione dell'idealismo economico alla Grecia: Dopo la sifilide presa per disordine morale e contabile si è beccata la polmonite e la curano con secchiate d'acqua gelida. Sono pazzi. Hanno imposto un rigore insostenibile che ha gettato Atene in una spirale recessiva, ora quasi a meno 6% del Pil. In Spagna, sottoposta ad una cura eccessivamente restrittiva, la catastrofe è meno evidente, ma più profonda: la gente migra in Sudamerica per trovare lavoro, con un ritmo tale da far temere una crisi demografica prospettica in quella nazione. Il pareggio di bilancio in Costituzione è un obiettivo necessario per rendere sostenibile e credibile un debito in quanto chiude la possibilità di aumentarlo, primo passo fondamentale di riequilibrio. Ma i tempi vanno decisi in base al realismo economico per evitare impoverimenti che poi rendono impossibile ripagare il debito stesso. Infatti questo è quello che teme il mercato al riguardo dell'Italia: per stare nell'agenda 2013, dopo un 2012 con recessione amplificata che ridurrà il gettito fiscale, bisognerà tagliare più spesa e più in fretta oppure alzare ancor di più le tasse, ambedue azioni depressive che innescano una spirale degenerativa che alla fine porterà sangue nelle strade e all'insolvenza.  Saremmo noi pazzi suicidi se accettassimo l'impoverimento per questi motivi. Soluzioni? Rinegoziare l'agenda del rigore  per trovare delle date realistiche per il pareggio del bilancio e definire delle stazioni intermedie che confermino la fiducia. Non solo l'Italia potrà ottenere il pareggio nel 2016 senza impoverimenti eccessivi, ma anche la Francia, fatto piuttosto eurorilevante. L'intervento del ministro Frattini contro gli accordi bilaterali di Francia e Germania è un ottimo primo passo per riportare il tema della discussione nella sede opportune: cioè Bruxelles. Dove la soluzione dei problemi diventerebbe fattibile se la data del 2016 fosse estesa a tutti i Paesi. di Carlo Pelanda www.carlopelanda.com    

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