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Gira un film sulla libertà in Iran Un anno di cella e 90 frustate

L'attrice Marzieh Vafemehr è stata punita per la pellicola su un'artista costretta alla clandestinità: il teatro è vietato a Teheran

Lucia Esposito
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Un anno di carcere e 90 frustate: è questa la pena inflitta in Iran a un'attrice che ha avuto la malaugurata idea di recitare nel film sbagliato. È successo a Marzieh Vafamehr, condannata per aver interpretato il ruolo di protagonista in un film sulle difficoltà degli artisti nella Repubblica islamica.  La pellicola, coprodotta dall'Australia, è intitolata “My Teheran for sale” e racconta la storia di una giovane artista, Marzieh, che vive nella capitale iraniana ed è costretta alla clandestinità perché il teatro è vietato dalle autorità. Quando a una festa underground (illegali in Iran) incontra Saman, un ragazzo iraniano-australiano, decide di scappare dal Paese con lui. Sembra che il film non avesse ricevuto l'autorizzazione per essere proiettato nella Repubblica islamica ed era stato distribuito illegalmente. La Vafamehr era stata arrestata a luglio e poi rilasciata dopo il pagamento di una cauzione. Non è chiaro se anche il resto del cast ha subito ritorsioni. Secondo il sito d'opposizione Kalame.com, il legale dell'attrice ha presentato ricorso contro la sentenza, pronunciata sabato. Intanto sono stati liberati i sei registi indipendenti – cinque uomini e una donna – arrestati il 20 settembre con l'accusa di essere «una cellula della Bbc» incaricata di passare alla televisione inglese «informazioni per infangare l'immagine dell'Iran e del suo popolo». I sei avevano girato un lungo servizio che ripercorreva la carriera del grande ayatollah Khamenei, facendo luce in particolare sui giochi di potere entrati in ballo al momento della sua elezione, e su alcuni retroscena poco noti al pubblico. Il documentario era poi andato in onda sulla Bbc. Se finisce in galera e viene frustato chi parla della mancanza di libertà per gli artisti in Iran immaginate che cosa possa succedere a chi osa insultare il presidente Mahmoud Ahmadinejad.  Peyman Aref,  studente di Scienze politiche dell'Università di Teheran arrestato durante le proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali del 2009, è stato condannato a 74 frustate per avere inviato una lettera di “insulti” a Ahmadinejad. La sentenza è stata eseguita poco prima che Aref venisse liberato dal terribile carcere di Evin a Teheran. Una guardia carceraria mascherata ha eseguito la sentenza davanti alla moglie dello studente e ufficiali giudiziari. Sembra che la frusta in questi casi sia una novità assoluta in Iran. «Essere condannati alle frustate è comune in Iran soprattutto per chi viene scoperto a bere dell'alcol, ma è inusuale essere frustato per questioni legate all'attività politica – riferisce un giornalista iraniano – Frustare le persone per avere insultato Ahmadinejad è uno shock e senza precedenti».   di Simona Verrazzo

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