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Indigenti Senza canone ma con la colletta Santoro chiede 10 euro per andare in onda

Il 3 novembre Michele parte con Comizi d'Amore. Ma ha bisogno di soldi e così fa un appello sul web

Giulio Bucchi
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A disintossicarlo non basterebbe il metadone: Michele Santoro, senza il denaro dei contribuenti, non riesce a tirare avanti. Dopo decine di anni in Rai a spese dei cittadini, è diventato carne da canone. Il 3 novembre andrà in onda, chissà dove e chissà come, la prima puntata di Comizi d'amore, il nuovo programma prodotto in collaborazione con il Fatto quotidiano. Dovrebbe essere il coronamento di una carriera: libertà totale di dire e fare quello che gli pare, finalmente nessun bavaglio, nessuna censura. Macché.   Michele ha nostalgia del passato, non si capacita di non poter chiedere uno straccio di obolo agli italiani. Non accetta di essersi dimesso dall'emittente di Stato. Per questo ha fondato un'associazione chiamata Servizio Pubblico. Se a viale Mazzini stava così male come ha sempre dichiarato, trattasi di sindrome di Stoccolma. Attraverso quest'ente benefico,  Santoro intende raccogliere il denaro necessario a tornare in video. Operazione per cui chiede agli ascoltatori dieci euro:  in pratica, il canone.  «Ho registrato un messaggio per il sito», ha spiegato ieri in una lunga conversazione con Silvia Truzzi del Fatto, «con cui chiedo al pubblico di affiancarci in questa impresa».  L'appello è straziante. Si intitola «Dieci euro di tivvù», strappa più di una lacrima. «Non ci lasciate soli», supplica. «Vi chiedo dieci euro. E vi chiedo di aiutarmi a diffondere questa richiesta di dieci euro fra tutti i vostri amici, fra tutti i vostri conoscenti, fra tutti i vostri parenti, anche fra coloro che magari non sanno usare internet e ai quali voi dovete fornire le informazioni per fare un bonifico». Vanno bene anche  le nonne con la pensione minima, forse anche i morti.   Come ai vecchi tempi, poi, spunta il martire, San Michele delle lacrime. Sapete perché è costretto a chiedere soldi al pubblico? Perché Berlusconi, dopo averlo cacciato dalla Rai, gli ha impedito anche di andare a La7. Non è vero che sulla rete di Mentana non l'hanno voluto per via delle sue prestese folli. No, è colpa  del perfido Silvio. E la guerra non è ancora finita, spiega alla Truzzi. «È evidente che esiste la possibilità di pressioni, sia di tipo economico sia di tipo politico». Segue un'intera pagina di lamentele e piagnistei. Ieri, alla manifestazione di Libertà e Giustizia di Milano, la giornalista del Fatto si aggirava zoppicante per un forte dolore al ginocchio: ora ne conosciamo la causa. Dopo un'intervista del genere, si sarebbero sbriciolate anche le rotule di un giocatore di rugby. Per Michele, in fondo, ci dispiace. Un tempo si bullava in diretta di sostenere tutta Rai2 con gli introiti pubblicitari di Annozero, diceva che il mercato era dalla sua parte: ora è costretto a fare l'elemosina, con la scusa che da noi non esiste «un mercato libero». A Santoro, ormai, resta solo una certezza: il miglior amico dell'uomo è il canone. di Francesco Borgonovo

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