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Anziana uccisa per 20 euro Confessa il vicino filippino

L'omicida della 70enne massacrata lunedi a Milano ha 38 anni: l'ha accoltellata per non restituire un prestito

Carlotta Addante
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Un prestito di 20 euro, fatto senza pensarci troppo, al suo vicino di casa filippino che non se la passava tanto bene. Un gesto di buon vicinato, come quelli che solo gli anziani sanno fare. Ma proprio per quell'atto di solidarietà, Lucia Scarpa, 70 anni, lo scorso lunedì 3 ottobre è stata uccisa nella sua casa di di via Romolo Gessi 53, a Milano. Dieci coltellate al viso, al torace e alla schiena sferrate dall'uomo arrivato dalle Filippine molti anni fa. L'assassino, 38 anni, ha confessato dopo un interrogatorio in Questura durato diverse ore. E' lui che avrebbe massacrato l'anziana donna, ex sarta madre di due figli, dopo una lite per la restituzione della piccola somma di denaro. L'uomo, che è indagato con l'accusa di omicidio, si trovava sotto l'effetto dello shaboo, una metanfetamina «etnica» tipica dell'arcipelago a sud di Taiwan. Il 38enne abitava da tempo nello stesso palazzo della vittima, nell'appartamento di fronte, al quarto piano. Lunedì i due si sono incontrati per caso sul pianerottolo, dove la donna ha chiesto al filippino i 20 euro che gli aveva prestato pochi giorni prima. Tra i due è scoppiata una lite, al termine della quale l'uomo, sotto l'effetto della droga psicostimolante molto in voga tra i filippini, ha avuto un raptus e ha accoltellato più volte la donna. Le ultime notizie della signora risalgono al primo pomeriggio di lunedì, quando la settantenne aveva parlato al telefono con la sorella che vive a Bergamo. La stessa che martedì sera ha contattato l'altra sorella che abita a Milano, invitandola ad andare a vedere come stava Lucia, preoccupata per il fatto non riusciva più a contattarla. L'anziana vittima, vedova e cardiopatica, lascia due figli. Secondo le prime ricostruzioni, il filippino avrebbe inscenato una rapina nella casa della settantenne, rubando una borsa contenente pochi euro e un orologio. E mettendo poi a soqquadro l'intero appartamento. Ma gli inquirenti, fin da subito, non erano stati convinti dalla tesi del furto. In casa non c'erano segni di effrazione. E alcuni gioielli d'oro di valore erano regolarmente custoditi al loro posto. Per questo gli investigatori della sezione omicidi della Squadra mobile hanno interrogato una decina di persone che frequentavano abitualmente la casa della vittima. Tra cui una donna che a intervalli di due settimane aiutava l'anziana a fare le pulizie di casa e uomo che invece curava le piante della signora Scarpa. Tra gli interrogati, c'era anche il dirimpettaio filippino, che alla fine ha ceduto.  Il 38enne ha poi raccontato di portare sempre con sè un coltello di tipo sportivo, con cui avrebbe ucciso Lucia Scarpa, per poi liberarsene. Il coltello, però, non è ancora stato trovato. Accanto al cadavere, invece, la polizia avrebbe rinvenuto due cuscini e un tovagliolo. L'assassino, incensurato e sposato con una donna della sua stessa nazionalità, ha due figli minorenni e lavora come inserviente in una palestra del centro della città. La richiesta del prestito, probabilmente, era dovuta alle condizioni economiche malandate della famiglia. E Tiziana Scarpa, dati i buoni rapporti di vicinato, aveva accettato di aiutare l'uomo, che ormai da molti anni abitava nell'appartamento di fronte al suo. La nipote di Lucia Scarpa aveva raccontato che la zia era una donna molto accorta e che mai avrebbe aperto la porta di casa a uno sconosciuto. La polizia ha spiegato infatti che i rapporti con la famiglia filippina erano ottimi. E che la donna, dopo essere rimasta vedova nel 2003, aveva legato molto con gli inquilini dell'appartamento di fronte al suo. Il filippino è stato individuato anche grazie alle testimonianze di parenti e conoscenti della vittima. di Lidia Baratta e Salvatore Garzillo

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