Il Senatùr gela la maggioranza: "Al voto prima del 2013"
Dopo l'incontro tra Berlusconi e Tremonti, Umberto chiede elezioni anticipate. Su successore di Draghi: "Avrei scelto Grilli"
Umberto Bossi gela il governo: "E' meglio andare a votare prima del 2013". Una dichiarazione che arriva in ore di grande tensione - molto mal celate - tra il presidente del Consiglio e il ministro Giulio Tremonti (eppure, assicura Bossi, "li ho visti in riunione e mi pare che la situazione sia meno grave di come sia stata descrtitta"). Ma le parole del Senatùr sul voto arrivano nel giorno in cui si è anche ricomposto l'asse ex Dc in funzione anti-premier. Il leader della Lega Nord ha parlato ai cronisti proprio al termine di un incontro che si è svolto giovedì mattina tra Silvio e Giulio. "E' obiettivamente complicato arrivare al 2013. E' difficile spennare la gente e poi farsi votare: meglio votare prima. Prima si deve fare la riforma della legge elettorale, e poi si può andare al voto anticipato". "Bankitalia? Avrei scelto Grilli" - A chi gli ha chiesto se ci fossero manovra economiche in vista ha risposto: "Non lo so, ma viviamo in un momento difficile". Infine, sul ricorso alle urne ha aggiunto: "Io l'ho detto a Berlusconi, lui è il premier". Ma Bossi ha parlato anche di un altro dei temi caldissimi all'interno della maggioranza, la nomina del Governatore di Bankitalia per la successione a Mario Draghi: "Non abbiamo parlato, ma è un problema. Io avrei scelto molto prima e avrei fatto Grilli - ha ribadito -. E' uno molto bravo che va via dall'Italia, ed è anche il più bravo in circolazione in Europa". Intercettazioni e Marchione - Il Senatùr ha poi parlato del ddl intercettazioni su cui mercoledì si è consumata un'altra rottura: la relatrice Giulia Bongiorno si è dimessa in netta contrapposizione con l'emendamento Costa-Contento. Bossi difende il provvedimento a spada tratta: "Il ddl passerà, anche senza la fiducia. Serve a far diventare l'Italia un Paese normale. Ormai qui si fanno intercettazioni indipendentemente dal processo". Quindi una battuta su un altro argomento di stretta attualità, lo strappo di Marchionne che ha portato fuori Fiat da Confindustria. "Una decisione ottima - spiega il suo punto di vista il leader della Lega -: ha capito che a Roma non si combina nulla".